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Attualità | 16 gennaio 2025, 13:40

La Corte dei Conti resta a Torino, bocciata l'ipotesi di trasferimento a Milano

L'emendamento di Fratelli d'Italia sulla riduzione del numero di sedi regionali "è in corso di superamento": parola del governatore Cirio

La Corte dei Conti resta a Torino, bocciata l'ipotesi di trasferimento a Milano

La Corte dei Conti resta a Torino, bocciata l'ipotesi di trasferimento a Milano

La Corte dei Conti resta a Torino. In mattinata era emersa la voce di un emendamento del Governo, su proposta di Fratelli d'Italia, che avrebbe riorganizzato le sedi dell'organo che controlla le spese pubbliche, spostando la sedi di Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria a Milano. Il presidente Alberto Cirio, a margine delle celebrazioni per la Giornata della gratitudine alle forze dell’ordine per il contrasto alle mafie, ha confermato l'ipotesi dello spostamento, ma anche che sia stata già superata.

Cirio: "Nessuno spostamento"

"La Corte dei Conti è nata a Torino e rimane a Torino - ha commentato - Sono in corso delle interlocuzioni ma pare che questa ipotesi sia in corso di superamento, non ci dovrebbero essere problemi ma stiamo monitorando ora per ora".

La proposta di Fratelli d'Italia riguardava una riduzione delle sedi della Corte, che dalle 21 regionali sarebbero passate a essere sei tra Milano, Roma, Cagliari, Palermo, Venezia e Napoli. La Corte dei Conti è nata proprio a Torino nel 1862, all'indomani della nascita del Regno d'Italia. La prima sede fu nel palazzo di via Bogino 6 progettato da Alessandro Antonelli, fino al 1865 e il trasferimento della capitale a Firenze. Da un anno la sua sede è nell'ex Palazzo della Regione in Piazza Castello.

"Scelta che sarebbe stata lesiva"

"La decisione di accorpare la Corte dei Conti del Piemonte a quelle di altre Regioni del nord - ha poi dichiarato il sindaco Stefano Lo Russo - spostandone la sede a Milano, è profondamente sbagliata e lesiva della storia della nostra città che alla Corte dei Conti ha dato i natali. Si tratta di una norma completamente inadeguata, che non tiene conto della complessità del territorio e della necessità di garantire l'efficacia e l'efficienza di un organo così importante per la tutela della legalità e la gestione dei conti pubblici. Siamo fermamente determinati a richiedere il ritiro di questo emendamento e a opporci alla decisione di accorpamento attualmente prevista in Parlamento”.

Francesco Capuano

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