Il fascino di veder uscire suo padre da casa in piena notte, risvegliato dal suono della sirena che metteva in allarme il paese in caso di calamità naturali, e di assistere alla partenza dei camion attrezzati a tutta velocità verso una missione eroica. Così il lusernese Paolo Dominici racconta come da bambino ereditò dal papà – Michele – la ‘vocazione’ del vigile del fuoco. Lo fa a pochi giorni dal suo abbandono della divisa avvenuto domenica 5 gennaio per il raggiungimento dei 61 anni di età. Entrato come volontario nei vigili del fuoco di Luserna San Giovanni nel 1985, Dominici passò poi al distaccamento di Torre Pellice dove ha ricoperto il ruolo di caposquadra dal 2007. “Anche mio padre fu volontario tutta una vita e ora tocca a mio nipote, Stefano Martina, figlio di mia sorella, seguire le nostre orme” annuncia Dominici.
Ai suoi occhi da bambino la missione del padre è sempre stata affascinante: “Ora veniamo allertati dal cercapersone, e prima ancora dal telefono. Ma in passato il segnale che faceva correre in caserma i volontari era la sirena che risuonava nel paese. Da piccolo avevo già imparato ad interpretarla: più le emissioni di suono erano numerose più si trattava di un incendio grave. Dalle tre in poi i volontari dovevano precipitarsi” racconta.
La sua prima partenza dalla caserma nel 1985 fu un falso allarme a Buonanotte di Angrogna mentre il primo incendio che contribuì a spegnere divampò in una cascina a Villar Perosa dove salì per dare il cambio a suo padre. “Ma all’epoca i dispositivi di protezione individuale erano scarsi: non c’era una tuta antifiamma a testa e mancavano le bombole d’aria con la maschera. Ci si inoltrava dunque nel fumo con poche protezioni”. Oltre alla sicurezza in questi decenni secondo Dominici è migliorata anche la professionalità: “Si è passati da un’idea che i volontari fanno ciò che possono, ad una formazione seria” racconta. Sono cambiati anche gli scenari in cui i vigili del fuoco si trovano ad intervenire: “È aumentata l’attenzione alla prevenzione degli incendi nelle fabbriche ed è migliorata la tecnologia delle automobili. Così sono diminuiti gli interventi in stabilimenti industriali ed officine e gli incidenti stradali gravi: magari ci troviamo di fronte un’auto completamente distrutta ma vediamo uscire il passeggero con le sue gambe”. Dominici è convinto che anche la sensibilità delle persone sia migliorata: “I cittadini fanno più attenzione: non si vedono più gli incendi boschivi catastrofici degli anni Ottanta a Novanta”.
Se tanto è cambiato dal punto della sicurezza, il terrore che gela il sangue in certi interventi è rimasto lo stesso, e ancora fa tremare la voce di Dominici mentre racconta: “Le occasioni in cui sono coinvolti negli incidenti bambini e ragazzi sono terribili. Mi ricordo ancora quando ritrovai un bambino affogato, tornai casa piangendo disperato e fu mia moglie a farmi riflettere: ‘Se reagisci così non puoi continuare a farlo’”. Proprio la moglie – Vilma Paire – è stato il sostegno su cui ha potuto contare durante i sui 45 anni di volontariato nei vigili del fuoco. Ha dato il contributo che già sua madre – Lucia Capello – non aveva fatto mancare al padre. “Entrambe hanno avuto tanta pazienza. Quando arrivavano le chiamate per gli interventi in piena notte mia madre scendeva per aprire il cancello di casa a mio padre, mentre mia moglie si è sempre occupata di staccare l’antifurto. Il tutto per farci recuperare dei minuti preziosi”. Questo è un aspetto che Dominici ha continuamente affrontato nei suoi colloqui con i giovani volontari: “Gli dicevo che se mancava il supporto della famiglia era inutile iniziare”.
Ora, che è in pensione dal volontariato, ma non ancora dal lavoro, Dominici vuole restituire il suo tempo alla famiglia: “Era venuta effettivamente l’ora di smettere: me ne accorgevo perché i tempi di recupero dopo gli interventi diventavano sempre più lunghi cominciavo a sentire il loro peso. Avrò il tempo di fare il nonno della mia piccola Gaia che ha appena due mesi”.