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Economia e lavoro | 13 gennaio 2025, 12:50

Torino investe e prova a resistere alla crisi, ma è allarme energia (oltre che per l'auto)

Peggiorano i dati congiunturali, in un Piemonte che fa ancora peggio del capoluogo. Gay: “Serve un approccio europeo. La cassa? Sia concentrata sulla mobilità e sulla filiera”

Torino prova a resistere alla crisi, ma è allarme energia (e auto)

Torino prova a resistere alla crisi, ma è allarme energia (e auto)

Il nuovo anno non porta novità. L’economia torinese e Piemontese proseguono nella loro situazione di sofferenza, anche se nel capoluogo le cose vanno un po’ meglio rispetto al resto della regione.

Si continua a calare

L’ultima indagine congiunturale di Unione Industriali e Confindustria Piemonte mostrano una riduzione per occupazione, produzione, ma soprattutto nuovi ordini e redditività. Cala, ma meno di fine 2024, il parametro degli ordini export.

Ma si investe ancora

Sull’altro piatto della bilancia gli investimenti confermano quasi tre quarti delle aziende impegnate a rilanciare l’attività. Aumentano e diventano più di una su cinque quelle che spendono in nuovi impianti e l’utilizzo degli impianti resta significativo. Aumenta però, anche a causa della crisi manifatturiera e automotive, la cassa integrazione (14%, mentre era poco più del 10). Nel manifatturiero si arriva addirittura al 21,4%.

Ritardi negli incassi

Tra i segnali d’allarme più forti, l’aumento nei ritardi degli incassi, che tocca quasi un’azienda su tre. Chimica, gomma plastica e alimentare sono i tre settori che più stanno investendo, ma anche la logistica.

Cassa integrazione in salita

Se la media piemontese nel ricorso alla cassa integrazione è del 13,7%, però, la situazione nel metalmeccanico arriva oltre il 20% mentre il tessile sfiora il 40%.

Situazione ben diversa per i servizi, dove le attese sono invece molto positive, fatta eccezione per turismo e commercio.

Dinamica a più facce

Dai dati emerge con chiarezza - dice Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino - è una dinamica molto complessa, non solo a livello locale. In Italia la produzione industriale cala da 21 mesi e anche per questo che bisogna insistere e investire. Il nostro territorio è eterogeneo e quindi questo affianca alla difficoltà del metalmeccanico e dell’automotive anche gli andamenti dei servizi”.

L’auto in sofferenza 

Ma l’auto “ha un impatto straordinario sul nostro territorio - prosegue - Gli utili operativi di tutte le grandi case automobilistiche si allineano a quelle di Stellantis. Serve una politica industriale europea verso il settore mobilità rimettendo al centro la neutralità tecnologica. Con la nostra ricerca e sviluppo siamo in grado di essere all’altezza e giocare un ruolo dirimente”.

Più cassa per la mobilità 

Bisogna tutelare anche l’indotto - prosegue - che è al servizio anche di molte aziende straniere. Le iniziative legate alla cassa integrazione, anche su iniziativa regionale, vanno orientate soprattutto sulla mobilità”.

E sull’export, “paghiamo le sofferenze di Germania e Francia, così come negli Usa attendiamo di capire la politica dei dazi. Questo non toglie che dobbiamo insistere sulle infrastrutture, che restano comunque fondamentali e strategiche”.

Il tema energia

L’utilizzo degli impianti e la volontà di investire però sono segnali confortanti, “ma senza politica industriale non bastano. C’è un tema centrale che riguarda l’energia e va affrontato con grande attenzione nonostante stoccaggi alti e il fatto che siamo già a gennaio. Ma per un territorio come il nostro, con competenze su rinnovabili e nucleare di nuova generazione bisogna continuare a fare passi avanti su un tema che non è affatto risolto”, conclude Gay.

Prezzi da modificare

E il presidente di Confindustria Piemonte, Andrea Amalberto, aggiunge: “A parte alcune eccezioni il clima di fiducia è piuttosto negativo. Soprattutto il tema energia ci preoccupa: la formazione del prezzo è un meccanismo distorto che andrebbe modificato. Fortunatamente gli stoccaggi dovrebbero portarci a destinazione e questo non deve alimentare l’allarmismo o la corsa dei prezzi”.

Massimiliano Sciullo

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