Il nuovo anno non porta novità. L’economia torinese e Piemontese proseguono nella loro situazione di sofferenza, anche se nel capoluogo le cose vanno un po’ meglio rispetto al resto della regione.
Si continua a calare
L’ultima indagine congiunturale di Unione Industriali e Confindustria Piemonte mostrano una riduzione per occupazione, produzione, ma soprattutto nuovi ordini e redditività. Cala, ma meno di fine 2024, il parametro degli ordini export.
Ma si investe ancora
Sull’altro piatto della bilancia gli investimenti confermano quasi tre quarti delle aziende impegnate a rilanciare l’attività. Aumentano e diventano più di una su cinque quelle che spendono in nuovi impianti e l’utilizzo degli impianti resta significativo. Aumenta però, anche a causa della crisi manifatturiera e automotive, la cassa integrazione (14%, mentre era poco più del 10). Nel manifatturiero si arriva addirittura al 21,4%.
Ritardi negli incassi
Tra i segnali d’allarme più forti, l’aumento nei ritardi degli incassi, che tocca quasi un’azienda su tre. Chimica, gomma plastica e alimentare sono i tre settori che più stanno investendo, ma anche la logistica.
Cassa integrazione in salita
Se la media piemontese nel ricorso alla cassa integrazione è del 13,7%, però, la situazione nel metalmeccanico arriva oltre il 20% mentre il tessile sfiora il 40%.
Situazione ben diversa per i servizi, dove le attese sono invece molto positive, fatta eccezione per turismo e commercio.
Dinamica a più facce
“Dai dati emerge con chiarezza - dice Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino - è una dinamica molto complessa, non solo a livello locale. In Italia la produzione industriale cala da 21 mesi e anche per questo che bisogna insistere e investire. Il nostro territorio è eterogeneo e quindi questo affianca alla difficoltà del metalmeccanico e dell’automotive anche gli andamenti dei servizi”.
L’auto in sofferenza
Ma l’auto “ha un impatto straordinario sul nostro territorio - prosegue - Gli utili operativi di tutte le grandi case automobilistiche si allineano a quelle di Stellantis. Serve una politica industriale europea verso il settore mobilità rimettendo al centro la neutralità tecnologica. Con la nostra ricerca e sviluppo siamo in grado di essere all’altezza e giocare un ruolo dirimente”.
Più cassa per la mobilità
“Bisogna tutelare anche l’indotto - prosegue - che è al servizio anche di molte aziende straniere. Le iniziative legate alla cassa integrazione, anche su iniziativa regionale, vanno orientate soprattutto sulla mobilità”.
E sull’export, “paghiamo le sofferenze di Germania e Francia, così come negli Usa attendiamo di capire la politica dei dazi. Questo non toglie che dobbiamo insistere sulle infrastrutture, che restano comunque fondamentali e strategiche”.
Il tema energia
L’utilizzo degli impianti e la volontà di investire però sono segnali confortanti, “ma senza politica industriale non bastano. C’è un tema centrale che riguarda l’energia e va affrontato con grande attenzione nonostante stoccaggi alti e il fatto che siamo già a gennaio. Ma per un territorio come il nostro, con competenze su rinnovabili e nucleare di nuova generazione bisogna continuare a fare passi avanti su un tema che non è affatto risolto”, conclude Gay.
Prezzi da modificare
E il presidente di Confindustria Piemonte, Andrea Amalberto, aggiunge: “A parte alcune eccezioni il clima di fiducia è piuttosto negativo. Soprattutto il tema energia ci preoccupa: la formazione del prezzo è un meccanismo distorto che andrebbe modificato. Fortunatamente gli stoccaggi dovrebbero portarci a destinazione e questo non deve alimentare l’allarmismo o la corsa dei prezzi”.