Attualità | 29 dicembre 2024, 07:00

A Torino i piercing si trovano anche sui palazzi: il caso di "Baci Urbani"

Sapete dire dove si trova questa particolarissima installazione?

A Torino i piercing si trovano anche sui palazzi: il caso di "Baci Urbani"

A Torino i piercing si trovano anche sui palazzi: il caso di "Baci Urbani"

Le opere di arte contemporanea, in genere, celano significati profondi dietro a fattezze minimali e, talvolta, stravaganti. 

Come nel caso di "Baci urbani", la particolarissima installazione che cinge lo spigolo dell'edificio settecentesco al civico 19 di via Palazzo di Città, all'angolo con Piazzetta Corpus Domini. Si tratta di un anello di acciaio e lamiera, del diametro di 2,30 metri, con una sfera, che rappresenta un piercing con la sua chiusura. Un simbolo di modernità, ma anche di ribellione. 

Sulle pareti, in corrispondenza dei due punti dai quali esso fuoriesce, vi sono rappresentate due chiazze di sangue, di cui una di colore rosso, simbolo dell'anima proletaria, e l'altra blu, che rappresenta l'animo nobile. Dunque, le due facce del capoluogo sabaudo che, da sempre, coesistono.  

"Baci urbani" è frutto dell'estro creativo dell'architetto, artista e scrittore Corrado Levi, e prese forma in seno a Cliostraat, un'associazione nata nel 1991 che univa architetti ed artisti accomunati dal desiderio di sperimentare, ognuno nel proprio ambito. 

Nel 1996, Torino si apprestava ad ospitare BIG, la prima edizione della Biennale di Arte Contemporanea. In preparazione all'evento, Levi e gli associati di Cliostraat pensarono ad un progetto triplo: costruire Chiosco Casco, ossia un chioschetto itinerante di bibite, tatuare un edificio ed applicare un piercing ad un altro.

Dei tre, solamente l'ultimo vide la luce, grazie alla generosità dell'imprenditore De Giuli, che mise a disposizione uno degli stabili di sua proprietà ed elargì di tasca propria il denaro necessario a coprire le spese di produzione.  

"Baci urbani" avrebbe dovuto essere un'opera temporanea ma in realtà non fu mai disinstallata. Perciò, può essere ammirata ancora oggi, per riflettere sul fatto che modernità e tradizione possono coabitare in un'unione armonica, condividendo tempo e spazio.

Federica De Castro

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Federica Monello

Giornalista pubblicista, ascoltatrice vorace di musica, amante di tutto ciò che è cultura. Nasco e cresco in Sicilia dove da studentessa di Lettere Moderne muovo i primi passi nel giornalismo, dopo poco unisco la scrittura alla passione per la musica. Giungo ai piedi delle Alpi per diventare dottoressa in Comunicazione e Culture dei media e raccontare di storie di musica, versi, suoni e passioni.

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