Economia e lavoro | 27 dicembre 2024, 11:40

Cara "vecchia" casa: a Torino 8 su 10 sono state fatte prima del 1970. "Serve una grande riqualificazione di impianti ed energia"

A parte il cuore "storico" costruito prima del Novecento, la città della Mole ha un 30% di edifici nati entro il 1950, cui si somma un 35% legato al boom fino agli anni Settanta. "Un patrimonio obsoleto, non in linea con le direttive della UE"

case di Torino

A Torino quasi otto case su dieci sono troppo vecchie per rispettare le nuove norme della Ue

A Torino 8 case su dieci risalgono a prima del 1970. Mal contati, hanno quasi 55 anni. Più di "mezzo secolo", per renderlo ancora più suggestivo. Ma la suggestione si esaurisce quando, al fascino dell'antico, si mescolano le necessità di ammodernare e rendere adatte alle nuove norme (anche europee).

La direttiva europea

Basti pensare alla nuova direttiva europea EPBD, da sempre al centro delle discussioni quando si parla di edilizia e costruzioni, tra addetti ai lavori e non solo. E second gli esperti, Torino parte piuttosto svantaggiata. “Il patrimonio immobiliare di Torino riflette la storia della città come polo industriale e capitale sabauda, con diverse epoche di espansione edilizia legate allo sviluppo economico, industriale e urbano”, spiega Nunzio di Somma, senior director di Rina Prime Value Services.

Le diverse "fasi" di Torino

Secondo una suddivisione stimata delle epoche di costruzione degli edifici torinesi, circa il 15% del patrimonio edilizio di Torino risale a prima del 1900. Questo include il centro storico e alcuni quartieri storici come la zona di Borgo Dora e il Quadrilatero Romano, con molti edifici risalenti ai secoli XVII e XVIII, in stile barocco, neoclassico e tardo-rinascimentale. Anche alcune parti di quartieri come Vanchiglia e San Salvario presentano edifici ottocenteschi.


Circa il 30% del patrimonio immobiliare torinese è stato invece costruito tra il 1900 e il 1950.

All’inizio del Novecento, Torino fu influenzata dallo stile liberty, visibile in quartieri come Cit Turin. Negli anni ’20 e ’30, la città conobbe una fase di espansione razionalista e industriale, con nuovi insediamenti residenziali e industriali, soprattutto lungo la Dora e nel quartiere Lingotto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, iniziò anche una fase di ricostruzione e modernizzazione”, prosegue Di Somma.


Infine, circa il 35% degli edifici risale al periodo tra il 1951 e il 1970, quando la città visse il suo maggiore boom edilizio, alimentato dalla crescita industriale e dall’afflusso di lavoratori da altre regioni italiane. Questo portò alla costruzione di vasti quartieri periferici e residenziali, con edifici in cemento armato e case popolari. Quartieri come Mirafiori, Borgo San Paolo e Pozzo Strada si svilupparono in modo significativo in questi anni.

L'ultimo 20% di case

Dal 1971 al 2023, infine è stato invece costruito circa il 20% del patrimonio edilizio, epoca durante la quale la crescita edilizia rallentò. Tuttavia, la città si espanse ulteriormente nelle aree periferiche e iniziò a sviluppare nuove zone residenziali. In questo periodo furono anche avviati interventi di riqualificazione e miglioramento degli spazi abitativi esistenti. Secondo Di Somma “Queste percentuali forniscono una panoramica generale del patrimonio edilizio di Torino e possono variare leggermente a seconda dei quartieri. Da questi dati si evince però che la ristrutturazione degli edifici nella città di Torino e una priorità non più rimandabile con l’introduzione Direttiva EPBD: l’80% degli edifici risale infatti a prima del 1970, ciò significa che la classe energetica è ormai obsoleta per essere in linea con gli standard UE"

Una città "vecchia"

Una città "vecchia", insomma. Che però non ha nulla delle fascinazioni in stile De André. “Il patrimonio immobiliare di Torino, come quello di molte città storiche, è caratterizzato da un livello significativo di obsolescenza, con edifici che spesso non soddisfano gli standard energetici e ambientali odierni. L'implementazione della nuova direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) rappresenta un'opportunità cruciale per accelerare gli interventi di riqualificazione energetica e portare il nostro patrimonio edilizio verso un futuro più sostenibile. Agire con tempestività non è solo un obbligo normativo, ma una necessità per garantire efficienza, sostenibilità e miglior qualità della vita per i cittadini”, conclude Di Somma.

Massimiliano Sciullo

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