Attualità - 25 dicembre 2024, 07:01

Gelindo e tutti gli altri: il presepe piemontese, tra mestieri antichi e tradizioni globali

Ecco i personaggi anticamente più rappresentati nel presepe sabaudo, compresi nomi semi sconosciuti come Alinda, Aurelia e Maffeo

Il Presepe custodisce tradizioni che affondano le radici anche in Piemonte

Oltre alla decorazione dell'albero di Natale, nel nostro Paese è radicata la tradizione dell'allestimento del presepe che incarna, nella maggior parte dei casi, la cultura e gli antichi mestieri dei rispettivi luoghi presso i quali viene allestito.

Accanto alle ambientazioni più tipicamente palestinesi, quelle legate alla storia di Gesù, vi sono quindi quelle locali, che consentono di rendere il presepe un po' più personale e calzante rispetto alla storia, alla cultura ed alle tradizioni del territorio di chi lo assembla.

In Piemonte, a differenza delle altre regioni, non esiste una vera e propria antica scuola di presepisti. Tuttavia, anche quì il presepe è una tradizione cui si suole tener fede, tra quelli viventi disseminati nei borghi di montagna e quelli fissi o meccanici installati nei luoghi di culto.

Ma quali sono i personaggi tipici del presepe sabaudo?

Il più famoso è, sicuramente, Gelindo, il pastore nonché proprietario del bue, che offrì la stalla a Maria e Giuseppe presso cui far nascere il Bambinello. Spesso, viene affiancato dalla statuina della moglie Alinda, della figlia Aurelia e del suo servo Maffeo.

Accanto a questa famiglia, nel presepe sabaudo comparivano antichi mestieri quali il magnin (il calderaio), l'ancioè (il venditore di acciughe sotto sale), il materassiè, il vetriè, il molita (l'arrotino) e molti altri.

Secondo quanto documentato da Guido Moro nei suoi studi, il presepe piemontese si compone di quattro parti: la prima riguarda i protagonisti degli eventi che vanno dall'annuncio da parte degli angeli della nascita di Gesù all'adorazione presso la capanna. La seconda è il viavai delle genti piemontesi che, informate della nascita di Nostro Signore, si recano alla capanna per offrire i propri doni, generalmente prodotti locali: tra questi, il pane portato da Angelica e il vino da Bartolo, i grissini stirati torinesi di Monsù Aldo, i gianduiotti di Madama Tilde, l'agrifoglio e il vischio di Clelia da Borgosesia, il tartufo d'Alba di Ceschin, il miele di tiglio di Aldisia di Macugnaga. La terza comprende i mestieri cui abbiamo accennato, mentre l'ultima parte rievoca l'arrivo e l'adorazione dei Magi e il loro incontro con Erode.

La rappresentazione di molti dei mestieri popolari si è un po' persa per dar spazio ad attività più generalizzate, ma il cuore della cultura sabauda, così come di tutte le altre, rimane, perché la vita e la storia di ognuno di noi, per chi ci crede, è legata a doppio filo a quella di Gesù.

Federica De Castro