Cronaca - 21 dicembre 2024, 12:33

Parco del Meisino, dagli attivisti accuse al Comune: "Stanno devastando un parco e mentono" [FOTO]

Gli ambientalisti dubitano della legittimità dei lavori: "Operano di nascosto, da soli e senza protezioni"

presidio davanti al Comune di Torino

Non si placano le polemiche sul futuro del parco del Meisino

Continuano le manifestazioni degli ambientalisti torinesi contro il progetto comunale che prevede la trasformazione del Parco del Meisino in un polo sportivo. Questa mattina, sabato 21 dicembre, un nutrito gruppo di manifestanti si è radunato in Piazza Palazzo di Città, davanti al Municipio, per ribadire il proprio dissenso.

Doppia protesta

La protesta di oggi ha avuto una doppia valenza: da un lato, ribadire la contrarietà al piano di intervento nel parco; dall’altro, chiarire la dinamica dei recenti scontri con la polizia avvenuti giovedì 19 dicembre presso i cancelli dell'ex galoppatoio del Meisino. In quella circostanza, un poliziotto è caduto durante gli scontri, ma secondo i manifestanti le responsabilità sono state raccontate in modo distorto.

"Il 10 dicembre eravamo in Comune per ribadire la prosecuzione della nostra lotta contro questo progetto, e il 19 dicembre eravamo davanti al cancello dell'ex galoppatoio cercando di protestare contro i lavori – ha spiegato Elena, una delle organizzatrici del presidio –. Durante gli scontri è caduto un poliziotto, ma non per colpa nostra e non crediamo che non si sia fatto male come raccontano. I lavori nel parco vengono fatti in maniera furtiva, gli operai agiscono in maniera isolata e senza protezioni".

Si chiede trasparenza

Infatti, una delle accuse principali mosse dagli ambientalisti, riguarda proprio la presunta mancanza di trasparenza nei cantieri. Gli attivisti sostengono di aver documentato un episodio in cui un operaio stava tagliando un albero con una motosega, da solo e senza attrezzatura di sicurezza "Quando si è accorto di essere filmato, è fuggito nella boscaglia", denunciano gli attivisti.

"Non eravamo al parco per protestare contro la messa a dimora delle nuove piante, che però è avvenuta con mezzi aziendali per mettere arbusti piccoli che non resisteranno probabilmente alle gelate – ha commentato Roberto Accornero, attivista del Comitato Salviamo gli Alberi di corso Belgio –. Volevamo capire cosa stesse succedendo all’interno dei cantieri nel parco, se è vero ciò che sostiene l'assessore Carretta, cioè che gli operai non hanno nulla da nascondere, perché lavorano in solitaria per poi scappare appena si accorgono di essere ripresi?".

Un grosso ramo sotto il Comune

Nel corso della protesta le persone in piazza hanno poi posto sotto al Municipio, come gesto simbolico di lotta, un grosso ramo di un albero proveniente dal parco del Meisino. Inizialmente l'intento sarebbe stato quello di consegnarlo agli assessori Tresso e Carretta, ma ciò non è stato reso possibile perché appena arrivati di fronte ai cancelli, gli agenti della polizia Locale, hanno chiuso i cancelli impedendo l'ingresso agli attivisti. 

"Abbiamo portato un pezzo del Meisino alla giunta, un simbolo che rappresenta la devastazione di un parco – ha spiegato al megafono uno dei manifestanti –. Un gesto simbolico che rappresenta la foresta sradicata, lo lasceremo qui in piazza visto che non ci hanno fatti entrare, sperando che magari venga preso dagli assessori Carretta e Tresso o dal sindaco Lo Russo, potrebbero utilizzarlo come addobbo natalizio".

La voce del docente

Ad oggi il comitato "Salviamo il parco del Meisino", il principale promotore delle proteste, afferma di contare oltre 11mila firme contrarie al progetto. Inoltre sono diversi i professori universitari che stanno aderendo alla protesta, questa mattina al fianco del presidio c'era il professore di sociologia dell'Università di Torino, Dario Padovan. 

"Il caso meriterebbe un'analisi più tecnica su come la politica amministra il verde, con una visione profondamente sbagliata che non serve alla città – ha dichiarato il professor Padovan –. Il verde serve alla cittadinanza perché la natura deve rinforzarsi nelle metropoli, e allo stesso tempo deve piegarsi di meno alle logiche di far fare soldi a qualcuno. Dobbiamo essere consapevoli che stiamo combattendo una politica urbana, stanno nascondendo la devastazione di un parco sotto la scusa della rinaturalizzazione del parco".

Marco D’Agostino

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