Cultura e spettacoli - 20 dicembre 2024, 12:28

I Musei Reali accolgono una nuova opera: A Babilonia (Semiramide) di Cesare Saccaggi

Acquisita dal Ministero della Cultura la tela potrà essere ammirata nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale fino al 21 gennaio 2025, in seguito sarà esposta al terzo piano della Galleria Sabauda

Le raccolte dei Musei Reali di Torino si arricchiscono di una nuova straordinaria opera: si tratta di A Babilonia (Semiramide) realizzata intorno al 1905 dall’artista piemontese Cesare Saccaggi (Tortona, 1868-1934).

Acquisita dal Ministero della Cultura per i Musei Reali esercitando il diritto di prelazione, la splendida tela potrà essere ammirata nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale fino al 21 gennaio 2025; in seguito sarà esposta al terzo piano della Galleria Sabauda, andando ad arricchire il nucleo di opere del primo Novecento in dialogo con la collezione di ceramiche artistiche Lenci. L’opera documenta il legame che Cesare Saccaggi seppe consolidare con la sua regione, anche grazie alla fortuna e all’apprezzamento presso la committenza borghese e Casa Savoia; un altro lavoro del pittore piemontese è infatti conservato nelle collezioni di Palazzo Reale e raffigura Jone, giovane bellissima, co-protagonista del romanzo Gli ultimi giorni di Pompei, scritto nel 1834 da Sir Edward Bulwer-Lytton.

 

Nel dipinto di Saccaggi, la leggendaria regina assira Semiramide, fondatrice di Babilonia, è rappresentata come una seduttrice forte e voluttuosa, richiamando le celebri donne della società di inizio Novecento, dalle attrici Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse all’eccentrica marchesa Luisa Casati che, come la regina, era solita accompagnarsi con un leopardo al guinzaglio, nonché le famose figure femminili immortalate dai più grandi artisti dell’epoca, come la Salammbô di Alphonse Mucha del 1896 e la Giuditta di Gustav Klimt del 1901.

 

Semiramide, femme fatale tra il terreno e il divino, è una giovane donna, altera e inarrivabile, che volge dall’alto il suo sguardo su chi la osserva. La figura è descritta attraverso un uso del colore libero e fluido: il corpo è coperto soltanto da una veste leggera e trasparente, definita da tocchi luminosi che ne suggeriscono l’andamento, la preziosa rete che copre il busto lascia intravvedere la nudità del seno e la spallina abbassata suggerisce una maliziosa provocazione. Il candore della pelle è esaltato dai gioielli d’oro, bracciali e anelli che ornano mani e piedi. La superficie dell’opera è punteggiata da piccole pietre colorate, inserite direttamente nella materia pittorica, rendendo l’insieme ancora più realistico.

 

A Babilonia (Semiramide) documenta la produzione di gusto orientalista di Saccaggi, influenzato dallo stile della Secessione viennese e dalla corrente pittorica di origine francese incline all’esotismo, esaltato da un sapiente uso del colore in composizioni ispirate a opere e ambientazioni persiane, babilonesi, turche, egiziane e arabe. La sua cultura eclettica gli permette di accostare sulla tela elementi tra loro diversi: fondamentale è il soggiorno a Parigi, a inizio Novecento, che gli offre nuove suggestioni archeologiche, fornite in primis dalla visita al Louvre dove ha l’opportunità di ammirare i tori alati con testa antropomorfa (Lamassu) provenienti dal Palazzo del sovrano assiro Sargon II, rinvenuti a Khorsabad, uno dei quali domina lo sfondo della tela, tradotto con pennellate d’oro; altra fonte di ispirazione imprescindibile è la Dama di Elche, antico busto femminile ritrovato in Spagna nel 1897, da lui ripreso per realizzare il prezioso copricapo della regina babilonese.

Per info: https://museireali.beniculturali.it/ 

 

 

redazione