Anche la quarta indagine trimestrale di Confartigianato Piemonte fa vedere nero. Secondo le previsioni del settore, infatti, la fine del 2024 non poterà elementi di miglioramento alla situazione economica del territorio, anzi: proseguiranno i peggioramenti di tutti i parametri.
Segno meno su tutta la linea
Si va dalla produzione (che continua a calare, passando da –16,19% a –12,79%) all'occupazione (da –6,08% a –3,69%), così come le previsioni sugli apprendisti. “Settori chiave come l'automotive e la moda vivono una crisi profonda, aggravata dalla recessione dei nostri principali partner commerciali, come la Germania - commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte -. L’intervento sulle detrazioni edilizie contenute nel disegno di legge di bilancio frena anche questo comparto e l’attività di ristrutturazione delle abitazioni. Ma, ci sono aree in crescita come quelle dei servizi e del turismo”.
E aggiunge: "Nonostante la Banca Centrale Europea abbia ridotto i tassi di un quarto di punti, (il quarto dallo scorso giugno), che porta al 3% il costo del denaro, gli effetti sulle imprese non è percettibile. Inoltre, questa estrema cautela della BCE, capace solo di mettere in campo una politica monetaria priva di visione, non si addice ad un contesto geopolitico ed economico di profondo cambiamento rispetto allo scorso semestre”
Negativo resta anche il saldo relativo all’acquisizione di nuovi ordini, che passa da –14,74% a –12,79%. Tuttavia le proiezioni di investimenti per ampliamenti salgono leggermente e passano da 7,32% a 7,91%; salgono anche quelle per sostituzioni che passano da 13,81% a 15,45%; infine, scende la percentuale di imprese che non hanno programmato investimenti dal 78,87% al 76,64%.
La percentuale di previsione di acquisizione di nuovi ordini per esportazioni passa da –31,34% a –28,04%.
Scende la previsione di regolarità negli incassi, che varia dal 69,18% al 66,23%; aumenta la stima dei ritardi, passando dal 30,62% al 33,42%; le previsioni di anticipi negli incassi continuano a rimanere minimi passando dallo 0,21% al 0,35%.
Effetto automotive (e non solo)
“Questa analisi ci fotografa un Piemonte collocato in una posizione di stallo. Pesa la crisi dell’automotive che investe, con effetto domino, tutto l’indotto e la filiera componentistica che rischia la sua stessa sopravvivenza. Questo clima di incertezza si abbatte soprattutto su Torino che con il +87% conquista il tragico primato di città più cassintegrata d’Italia. Anche le tensioni geopolitiche influiscono negativamente sull’economie locali, rallentando una ripresa che ci aspettavamo più robusta. Il settore manifatturiero, in particolare, sta risentendo di queste difficoltà, con una produzione in calo e vendite del made in Italy che stentano a riprendersi", conclude Felici.