Si è conclusa con la richiesta di un totale di 88 anni di carcere, da parte del pm, per 28 militanti: si tratta dell'ultima udienza del processo contro i vertici del centro sociale Askatasuna, noti anche per aver partecipato alle proteste violente del movimento No Tav, che si è tenuta oggi al tribunale di Torino.
Tra gli imputati, 16 sono accusati di associazione a delinquere. La pubblico ministero Manuela Pedrotta ha descritto il gruppo come "professionisti della violenza" e ha evidenziato legami tra le attività del centro e il finanziamento delle proteste, spesso sfociate in scontri con le forze dell'ordine. La sentenza è attesa per la primavera del 2025.
"Di fatto, i pm sbugiardano il sindaco Lo Russo: quale percorso di legalità ci può mai essere per Askatasuna? Siamo di fronte, come certificato dalla Procura, a un covo di professionisti della violenza", ha commentato Paola Ambrogio, senatrice di Fratelli d'Italia. "Mi chiedo – ha continuato la Ambrogio – se a questo punto non debba essere la stessa Procura a distogliere il sindaco di Torino dal suo folle proposito. Chiediamo a Lo Russo di fermarsi immediatamente. Non ci può essere spazio per la legittimazione, si rischia di finire su un terreno molto scivoloso, oltre che pericoloso".
“E’ ora – commenta invece Roberto Ravello, vice-Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte - di scrivere la parola fine: Askatasuna va sgomberato per davvero, non per gioco, e chiuso definitivamente. Il sindaco, in caso di ulteriore inerzia, rischierebbe realmente di superare i confini dell’adiacenza ideologica e di finire nel pantano della connivenza".