Cultura e spettacoli - 16 dicembre 2024, 19:25

Dai Modena City Ramblers a Willie Peyote...a Torino arriva la musica senza confini per sostenere il rifugio di Oulx che aiuta i migranti

Parata di star martedì sera da Hiroshima Mon Amour, dove andrà in scena il concerto "Music Without Borders" per raccogliere fondi da destinare al "Fraternità Massi"

Una parata di star della musica alternativa italiana per urlare al mondo, da Torino, un messaggio di fratellanza in grado di superare il concetto stesso di confine: è questo il grande obiettivo di “Music Without Borders”, concerto organizzato dai Modena City Ramblers con l'intento di raccogliere fondi per il rifugio “Fraternità Massi” di Oulx.

Il Rifugio “Fraternità Massi”

Il rifugio è stato aperto nel 2018 come punto di approdo temporaneo rivolto ai migranti in viaggio sulla pericolosa rotta alpina Italia-Francia nell'Alta Val Susa e da allora, grazie all'aiuto di centinaia di volontari, ha supportato oltre 60mila persone (provenienti da Afghanistan, Iran, Siria, Marocco, Sudan, Eritrea, Etiopia e zona subsahariana) con pasti caldi, docce, posti letto, abbigliamento consono e generi di prima necessità. L'evento è in programma ad Hiroshima Mon Amour martedì 17 dicembre a partire dalle ore 20 l'incasso sarà interamente devoluto al progetto: i biglietti sono già esauriti, ma è possibile comunque fare una donazione ad Action For Odv (https://actionfor.org/sostienici/ causale “libera donazione rifugio Oulx”).

Chi salirà sul palco

A salire sul palco per “Music Withour Borders”, oltre agli stessi Modena, saranno Africa Unite, Punkreas, Persiana Jones, Luca Morino, Tatè Nsongan, Willie Peyote, Gran Bal Dub e Yo Yo Mundi, per una serata che oltre alla solidarietà si preannuncia essere musicalmente notevole. In vista del concerto, abbiamo intervistato il cantante della storica band combat folk Davide “Dudu” Morandi.

Cosa si fa al Rifugio “Fratenità Massi”?

Si tratta di un presidio importantissimo, resistente e purtroppo poco conosciuto: da Oulx passano migranti provenienti sia dalla rotta mediterranea che da quella balcanica e la maggior parte di loro vuole arrivare in Francia e nei paesi del nord Europa come la Germania e il Belgio; quel passaggio rappresenta una delle rotte di migrazione più importanti insieme al Brennero.

Com'è la situazione ora?

La scorsa estate ho avuto modo di visitarlo rendendomi conto in prima persona delle difficoltà con cui hanno a che fare i volontari che si prendono cura del Rifugio, soprattutto a causa di amministrazioni non proprio accoglienti. Lì hanno bisogno di tutto, dai beni di primissima necessità a zaini, zainetti e smartphone da donare a chi vuole provare ad attraversare la frontiera. Con l'inverno, inoltre, le spese per il riscaldamento aumentano e per questo ogni contributo potrà aiutare.

Cosa hai avuto modo di notare durante la tua permanenza al Rifugio?

La situazione dei migranti che approdano a Oulx è molto difficile perché spesso si trovano a scendere dai treni a Claviere o Cesana con abbigliamento totalmente inadeguato per chi vuole andare in Francia passando dal Monginevro. Per questo il lavoro enorme di chi è al Rifugio va supportato: noi, nel nostro piccolo, con questo evento proveremo a metterci in gioco facendo conoscere questa realtà animata da tanti giovani con la voglia di impegnarsi per cambiare il mondo.

Si dice che la musica non abbia confini, ma come possiamo abbatterli realmente?

Rispondo come Patti Smith: non so se la musica può abbattere i confini, però può raccontare alle persone che i confini non dovrebbero esistere, che sono un concetto teorico e anacronistico per il tipo di mondo fortemente globalizzato che abbiamo voluto. Oggi sembra che tutti possano andare dappertutto, ma in realtà non è così perché la libertà, concetto a noi molto caro visto che il prossimo anno sarà l'80° anniversario della Liberazione, è di fatto molto limitata.

Sulle persone migranti c'è spesso un problema di percezione distorta, come possiamo cambiarla?

Oltre alla raccolta fondi per passare l'inverno, la serata ha proprio l'obiettivo di raccontare quello che si fa al rifugio e le storie di chi prova a valicare la frontiera, oltre che di ampliare la rete delle associazioni che contribuiscono alla sua attività. Tutto questo attraverso band che hanno fatto, fanno e continueranno a fare del racconto della società uno stile ben preciso: queste storie possono abbattere le barriere culturali.

Quale può essere la chiave per farlo?

Problemi e tensioni sociali mettono, da sempre, gli uomini in cammino: non dobbiamo mai dimenticare che l'Italia nasce dalle migrazioni, che noi siamo figli di emigranti da tutte le parti del mondo e che l'umanità si è evoluta migrando, negarlo ora è una cosa folle. La legalità va sempre garantita, ma i pregiudizi che negano i diritti non sono mai cambiati, così come non è mai cambiata la nostra mentalità per essere più aperta e rilassata; stiamo perdendo l'umanità e questa è la cosa più preoccupante.

Torino è, da sempre, terra di migrazioni: che significato ha fare questo evento qui?

L'abbiamo scelta prima di tutto per la vicinanza al Rifugio: non essendo semplice organizzarlo in Val di Susa insieme ai ragazzi di Alta Felicità e il movimento No Tav, visto il periodo invernale, a settembre abbiamo subito chiamato una delle nostre case musicali come Hiroshima trovando adesione immediata. Torino, oltre ad essere una città multietnica che da sempre ha a che fare con le migrazioni, ha inoltre un'importanza strategica nel panorama musicale italiano con band che hanno fatto del meticciato il proprio stile. Si tratta di gruppi che abbiamo sempre sentito dalla nostra parte sia dal punto di vista musicale che delle tematiche; grazie a loro è nata questa lineup meravigliosa.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal concerto?

Inizieremo molto presto per dare spazio a tutti: ogni band suonerà 4 pezzi, con cambi di palco veloci intervallati dagli interventi dei volontari e delle volontarie del Rifugio per sensibilizzare su quello che stanno facendo. Di contenuti ce ne saranno tantissimi perché tra noi musicisti c'è una gran voglia di incontrarsi, suonare e fare un po' di baracca insieme. Un grosso plauso va ad Hiroshima per la gestione di tutta la parte tecnica e alle band che si sono messe in gioco rinunciando a qualsiasi forma di compenso e rimborso.