Un nuovo luogo sicuro, a Torino, per offrire rifugio e protezione a chi è in difficoltà. Questo è il compito di Casa Rifugio Mariposas, che riapre la sua attività (in un luogo tenuto segreto) sotto la responsabilità e la gestione del Comune di Torino. La ripartenza delle attività è stato presentato presso il Centro antiviolenza di corso Unione Sovietica, che sorge negli spazi che una volta era noto come i Poveri Vecchi.
Riannodare il filo spezzato dal Covid
"È compito della nostra società proteggere le donne vittima di violenza - commenta l'assessore comunale alle Politiche Sociali, Diritti e Pari opportunità, Jacopo Rosatelli - Il servizio si era interrotto con il periodo del Covid, ma ora vogliamo riprendere questa storia con una forma nuova. È stato un impegno che avevamo preso fin da subito e che siamo riusciti a realizzare".
Questo percorso ha trovato il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo ed è realizzato dall'Associazione Fermata d'Autobus Onlus, in partnership con I Diritti di Emma Cooperativa sociale, Gli acrobati Associazione Culturale, Forme in bilico APS. Il progetto nel suo complesso si chiama "Luna Nuova". E punta sull'arte come strumento per esprimere le sofferenze delle persone coinvolte, cominciando così un percorso di ripartenza.
Violenza e donne fragili
"Questa casa rifugio si rivolge a donne che, oltre a essere vittime di violenza, portano con sé anche altre tipologie di fragilità - prosegue Rosatelli - da quelle psichiche alle dipendenze e così via. Per loro serve dunque un cammino particolarmente appropriato. È una battaglia di civiltà che va combattuta da tutti noi: non ci fermeremo qui, anche perché servono risposte sempre nuove e innovative, nell'interesse di tutta la società".
Dati preoccupanti
I dati degli ultimi anni dimostrano come l'emergenza sia tutt'altro che in calo. Anzi. Solo nel 2023 il Centro antiviolenza ha accolto 815 contatti, con 103 accessi più complessi, 217 nuove prese in carico che si sono aggiunte alle 48 donne già seguite. Per un totale di 265 percorsi.
Il 40% (121 donne) sono italiane, 96 straniere di cui 78 extra UE. In tutto, sono 92 le donne con figli minorenni, insieme ad altre 26 che ne hanno sia minorenni che maggiorenni.
Dalle 217 donne sono arrivate 110 denunce, mentre le violenze sono state psicologiche per 106, 157 fisiche, 31 sessuali e 30 legate allo Stalingrado. Il resto è stata violenza economica. Una violenza che non conosce età, visto che si va dai 19 ai 79 anni.
Ma le cose vanno peggiorando, visto che nel 2024, il dato parziale parla di 270 nuove prese in carico. Con oltre 80 percorsi che proseguono dagli anni precedenti. I contatti sono saliti a 1020.