Si sono chiuse a Torino, dopo cinque settimane di lavorazione, 22 giorni per la precisione, le riprese del lungometraggio “Il Cileno”, diretto da Sergio Castro San Martín con protagonisti Camilo Arancibia e Sara Serraiocco, nel cast anche Gaetano Bruno, Andrew Bargsted e con la partecipazione di Lorenzo Richelmy.
Una coproduzione internazionale di dispàrte, EQUECO e Cinédokké realizzata tra Italia, Svizzera e Cile e che mette al centro della vicenda Aldo Marin, giovane socialista che nel 1976 fugge dal Cile di Pinochet per trovare rifugio in Italia, in una Torino turbolenta e segnata dalle tensioni politiche di quel decennio, in cui morirà in circostanze misteriose.
Le riprese torinesi hanno interessato diverse zone del centro e della periferia della città, coinvolgendo il Palazzo dei Lavori Pubblici della Città di Torino, Piazza San Giovanni, i laghi di Falchera e Piazza Giovanni Astengo, il Quadrilatero Romano, il Sottoponte Regina Margherita e i Murazzi del Po, i Giardini del Fante, il Cortile del Maglio, l’Aula Magna di Anatomia Patologica del Dipartimento di Scienze Mediche.
Il film, con soggetto e sceneggiatura di Simona Nobile e del regista, stato realizzato anche grazie al sostegno di Film Commission Torino Piemonte -Piemonte Film Tv Development Fund e prende spunto dal libro dell’autore cileno, Juan Cristóbal Guarello, dal titolo Aldo Marín: Carne de cañon. Una storia poco conosciuta, in Cile, ma soprattutto qui in Italia. Un coming of age dai toni noir che parla di scoperta da un mondo a un altro, ma anche dal mondo dell’adolescenza a quello del lavoro.
“Il protagonista ha partecipato a una vita politica in fermento in Cile, a Torino cercava una vita nuova - spiega il regista -. All’arrivo l’obiettivo è quello di portare in salvo la sua famiglia, cercando un lavoro legittimo, ma il destino prenderà pieghe diverse. La squadra piemontese è stata fortissima, sono stati giorni di riprese ricchi e divertenti. È una storia che abbraccia tutta Torino, quindi abbiamo girato ovunque”.
“Si tratta di un film che parla di solitudine, tradimento e di fratellanza - aggiunge -. Sono due mondi, quello di Torino e del Cile, molto simili in quegli stessi anni anche se erano dall’altra parte dell’oceano. Speriamo che parlino ancora alle generazioni di oggi”.
La trama
Il Cileno è un racconto che il regista definisce di formazione dai contorni noir e che intende rappresentare il passaggio forzato all’età adulta di un giovane sopravvissuto.
Torino, 1976. Aldo Marín, un giovane socialista, e il suo migliore amico El Chapa fuggono dalle forze armate cilene, trovando rifugio in Italia. Arrivano in una Torino turbolenta, segnata da tensioni politiche e sociali che ricordano quelle della loro terra d’origine. Mentre El Chapa si adatta rapidamente a una vita di espedienti, intrecciando rapporti con la malavita locale, Aldo sogna un futuro diverso. Trova lavoro in una fabbrica, convinto che, con il tempo, riuscirà a guadagnare abbastanza per far arrivare in Italia sua moglie e suo figlio. È l’autunno caldo del terrorismo in Italia, e il destino di Aldo si incrocia con quello di Luciana, una giovane professoressa universitaria impegnata nella difesa dei diritti delle donne, e di suo fratello Enrico, militante delle forze extraparlamentari.
Luciana è pronta a rischiare tutto per i suoi ideali, mentre Aldo deve affrontare un passato che non sembra lasciarlo in pace. A tenere d‘occhio Aldo è Franco Russo maresciallo inflessibile a capo della Scientifica della Polizia di Torino, specializzato in esplosivi e impegnato nella lotta contro i gruppi terroristici, Russo sospetta il coinvolgimento proprio dei due cileni negli attentati che sconvolgono la città. Con uno sguardo al passato e una riflessione sulle sfide del presente, il film ci guida attraverso la vita di un giovane uomo diviso tra due mondi, entrambi segnati dalla violenza e dagli ideali. Un drammatico viaggio che mette in luce le cicatrici lasciate dalla Storia, raccontando la ricerca di identità di un’intera generazione.