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Economia e lavoro | 06 dicembre 2024, 16:22

Crisi auto, l'allarme dei sindacati: "Con Mirafiori è come se avessero già chiuso due fabbriche"

Evento unitario delle sigle metalmeccaniche che rilanciano la mobilitazione: "Non è solo un problema degli operai: ad aprile un concerto per sensibilizzare tutta la cittadinanza"

L'allarme dei sindacati: "Con Mirafiori è come avessero già chiuso due fabbriche"

L'allarme dei sindacati: "Con Mirafiori è come avessero già chiuso due fabbriche"

La crisi dell'auto sta nei numeri: "Tutti parlano della crisi di Volkswagen, ma con le uscite di Stellantis negli ultimi anni è come se a Mirafiori si fossero chiuse già due fabbriche". 

È solo una delle voci che oggi sono risuonate al Sacro Volto, in occasione dell'incontro organizzato in maniera unitaria da tutte le sigle metalmeccaniche torinesi: Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione quadri. L'obiettivo era fare il punto sul presente, ma anche sul futuro dell'auto e della manifattura sul territorio. Una mobilitazione unitaria che ad aprile proseguirà con un evento rivolto a tutta la cittadinanza: "Pensiamo a un concerto per coinvolgere tutti e non parlare solo tra di noi - dicono i sindacati - perché la crisi dell'auto non riguarda solo gli operai, ma tutti quanti".

"Mirafiori in 18 anni ha visto crollare le produzioni, con relativo disastro per l'indotto - ha detto Edi Lazzi, segretario generale di Fiom Cgil -. Hanno chiuso 500 aziende, sottostimando il dato e si sono persi 35mila posti di lavoro. Ci sono fornitori che aspettano pagamenti da 36 mesi. Bisogna incalzarle Stellantis su questo. Non vogliamo piangerci addosso, ma continuare la mobilitazione. Vogliamo giocarci la battaglia perché Torino ha le competenze per uscire da questa crisi. Ognuno deve fare la sua parte".

E Rocco Cutrì, segretario generale Fim Cisl ha aggiunto: "Il momento è troppo difficile: non possiamo permetterci di sbagliare. Il green deal non nasceva dal nulla, ma da precise indicazioni delle case automotive, compresa Stellantis che volevano sfidare e anticipare tecnologicamente i costruttori cinesi. Ma da lì è iniziata la sofferenza e ora la produzione ridotta ai minimi. Stellantis ha puntato tutto sull'elettrico, mentre il resto è stato fermato. Non c'è risposta del mercato. È il fallimento del Dare forward 2030. Ora servono tempi brevissimi per il nuovo ceo e per rivedere il Piano".

Sull'indotto ha posto l'accento anche il segretario generale di Uilm Torino, Luigi Paone: "Ci sono altri 5.000 posti a rischio nell'indotto, aumentano i contratti di solidarietà e c'è chi non ha nemmeno quello. La prima cosa che serve è che le istituzioni creino uno strumento ad hoc per l'automotive. Come ai tempi del Covid. E poi serve un piano industriale diverso: non può essere il modello che abbiamo a Mirafiori a risolvere problema. Torino non si può accontentare di questo, ma servono modelli accessibili a tutti".

Questione anche si numeri, come ricorda Ciro Marino (segretario provinciale Uglm): "Siako molto distanti da quelli annunciati. Ed è  preoccupante perché possono saltare decine di migliaia di posti di lavoro. Siamo sempre stati e dobbiamo pretendere di tornare a essere l'auto. Ma senza divisioni: dobbiamo essere tutti uniti".

Sara Rinaudo, segretaria Fismic Confsal Torino, rilancia: "Proseguiamo nel nostro cammino unitario per riuscire a superare un 2025 che si annuncia difficile. Vogliamo continuare a guardare con fiducia al futuro di questo territorio. Soprattutto per quanto riguarda l'indotto. Tornare indietro sul green deal sarebbe una sciagura. Ma serve una politica industriale che funzioni, non solo ambientale, ma coordinata in tutti i suoi aspetti. Senza dimenticare tecnologia in cui siamo forti, come idrogeno e biocarburanti".

E Fabrizio Amante, segretario torinese di Aqcfr, ammonisce: "Dalla Ue ci aspettiamo un Piano che abbia la stessa ottima intenzione del green Deal, ma deve essere attuato in maniera compatibile con lo sviluppo complessivo. Sennò si fa macelleria sociale. E speriamo che, con le uscite incentivate in passato, non si sia troppo impoverito il nostro know how".

Ha concluso, per la diocesi, Alessandro Svaluto Ferro: "Il tema del lavoro è oggetto di una crisi di mobilitazione. Sembra interessare solo chi è toccato direttamente. Ma bisogna ragionare in prospettiva: auto e manifattura devono continuare a essere un riferimento per il territorio. E non si devono scaricare i costi sui lavoratori e sui consumatori, cosi come non si può invertire una rotta improvvisamente, serve cambio graduale".

Massimiliano Sciullo

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