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Cultura e spettacoli | 04 dicembre 2024, 12:59

Al Mao, la mostra Hanauri svela il fascino del Giappone con i suoi venditori di fiori

Fino al 4 maggio, il percorso lo sguardo di Linda Fregni Nagler per il riallestimento della collezione permanente. Le tre armature giapponesi saranno oggetto di restauro aperto al pubblico da gennaio

Al Mao, la mostra Hanauri svela il fascino del Giappone con i suoi venditori di fiori

È Linda Fregni Nagler, presente al MAO lo scorso novembre con la performance Things that Death Cannot Destroy, a ispirare il progetto espositivo Hanauri. Il Giappone dei venditori di fiori, che si sviluppa all’interno del programma di riallestimento della galleria giapponese delle collezioni permanenti. 

La mostra esplora il suo meticoloso approccio di selezione e raccolta, rielaborazione e riattivazione di fotografie giapponesi della scuola di Yokohama (Yokohama Shashin). Le fotografie originali, raccolte nell’arco di vent’anni dall’artista e proposte in mostra al MAO per la prima volta, sono affiancate alle opere di Linda Fregni Nagler, che ha rifotografato le albumine originali, stampandole in camera oscura e colorandole a mano con una tecnica simile a quella dell’epoca (1860-1910). Questo intervento fa assumere nuovi significati alle immagini, illustrandoci la storia di un preciso modo di guardare all’esotismo e all’alterità.

Il soggetto indagato al MAO è quello dei venditori di fiori (hanauri), una categoria molto apprezzata di ambulanti (bōtefuri) nel Giappone dei periodi Edo e Meiji.

Il progetto espositivo si propone altresì di contestualizzare e approfondire il legame tra le fotografie di Fregni Nagler e le stampe xilografiche, di epoca precedente alla nascita della fotografia, del medesimo soggetto.

In mostra, 26 albumine di metà Ottocento, appartenenti alla collezione Fregni Nagler, unitamente a sei grandi stampe ai sali d’argento colorate a mano dall’artista e a 4 positivi su vetro visibili attraverso due visori.

Accanto a queste opere sono collocate tre xilografie che declinano l’iconografia dei venditori di fiori.

Il tema floreale e vegetale trova un’ulteriore declinazione anche nei preziosi tessuti kesa della collezione del MAO, risalenti al periodo Edo, e nei kimono che arricchiscono l’esposizione, uno proveniente da Palazzo Madama e due esemplari dal Museo d’Arte Orientale di Venezia, oltre a tre lacche pregiate e tre kakemono firmati Yanagisawa Kien, Kawamura Bunpō e Tomioka Tessai (dei periodi Edo e Meiji) in prestito da una collezione privata.

La Galleria Giapponese

Il riallestimento della galleria giapponese è inserito nel programma espositivo del MAO che, attraverso prestiti provenienti da collezioni di arte asiatica - pubbliche e private, nazionali e internazionali - intende stimolare nuove riflessioni e narrazioni intorno al patrimonio del Museo; Hanauri è anche parte del progetto #MAOtempopresente, che utilizza l’arte contemporanea come mezzo di interpretazione e valorizzazione delle collezioni attraverso l’inserimento di opere contemporanee e produzioni site-specific realizzate all’interno del programma di residenze attivo dal 2022.

In parallelo al progetto espositivo nelle gallerie, le tre armature giapponesi della collezione, datate tra la fine del XVII e la prima metà del XIX secolo, sono state riallestite nella cornice di Salone Mazzonis, dove saranno oggetto di un restauro conservativo aperto al pubblico a partire da gennaio 2025.

 

 

redazione

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