Cultura e spettacoli - 02 dicembre 2024, 19:28

Zoe Saldaña si racconta a Torino, da The Terminal ad Avatar: "La danza è sempre stata una medicina"

L'attrice ha ricevuto il Premio Stella della Mole

Zoe Saldaña si racconta a Torino, da The Terminal ad Avatar

Zoe Saldaña si racconta in una conversazione con il direttore del Museo Carlo Chatrian, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera e affrontando temi a lei cari. 

"Avevo 23 anni quando ho lavorato per la prima volta ed era con Steven Spielberg per The Terminal - ricorda durante l'incontro -. Ero scioccata perché stavo lavorando con il regista di E.T. e Lo squalo. Ed era la persona più adorabile con cui lavorare". 

Spielberg voleva che lei e Diego Luna fossero sul set per osservare il processo, senza dover recitare. "Ero timida e nervosa, cosa puoi dire a Steven Spielberg? Lui era così gentile e le spiegava tutto, portava sempre degli altoparlanti durante le pause e metteva musica per la sua troupe". 

L'attrice è nota anche per essere la protagonista di Avatar di James Cameron. "La danza mi ha assistita e supportata durante la mia carriera e la mia vita. Non avrei mai ottenuto questo ruolo se non fosse stato per la danza. Ha influenzato la mia vita nel miglior modo possibile, ho iniziato a 11 anni quando mia madre voleva tenermi occupata. Il balletto è diventato quasi come una medicina. Era un processo terapeutico: per allontanarsi dalla pressione della vita e diventare un compagno di vita" spiega Saldaña che tra ha recitato tra gli altri anche per Star Trek, Infinity Polar Bear e infine per Emilia Perez. "Emilia Perez? Il come ci siamo arrivati meriterebbe ore di racconto, magari davanti a una bottiglia di vino. La prima cosa che ti colpisce sono i quattro personaggi che intraprendono un viaggio e c’è qualcosa che li lega. Un film che sapevo mi avrebbe dato molto come donna e che attrice".

In Italia ha girato anche con il marito, Marco Perego, nel cortometraggio Con i miei occhi” presentato nell'esposizione del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte di Venezia 2024, ambientato nella Casa di reclusione femminile della Giudecca. "Ho amato imparare dalle donne che c’erano e sentire quello che avevano da dire". 

Dopo la presentazione del corto, l'attrice si è spostata al Cinema Massimo per ricevere il Premio Stella della Mole.