Attualità - 26 novembre 2024, 08:52

Venti candeline per Borgo Filadelfia: il quartiere che si è reso autonomo crescendo intorno alla casa del Grande Torino

Una raccolta firme nel 2004 aveva sancito la "scissione" della zona di Torino compresa tra corso Unione Sovietica e la ferrovia: proprio domenica si è celebrata la festa di zona lungo via Tunisi e via Montevideo

Borgo Filadelfia celebra i 20 anni dalla sua "indipendenza"

Venti candeline per Borgo Filadelfia. Un giorno da cerchiare sul calendario, quello di oggi, per il quartiere cresciuto intorno allo stadio che fu del Grande Torino e di cui porta orgogliosamente il nome, insieme a una venatura granata che non accenna a svanire.

Raccolta firme per "l'indipendenza"

Era il 2004, infatti, quando con una raccolta firme i residenti della zona compresa idealmente tra corso Bramante, corso Unione Sovietica, corso Giambone e la ferrovia (via Giordano Bruno) avevano proclamato la loro "indipendenza" dalle vicine Santa Rita, Mirafiori e Nizza Millefonti. Non più parte di Lingotto, ma Borgo Filadelfia, a rivendicare un'unità di intenti e una vicinanza tra i residenti che spesso lo avvicina più a un paese dentro la città, che a un semplice quartiere.

La delibera del Comune

Come si legge nella delibera comunale di quei giorni, "Lo Stadio Filadelfia infatti è elemento fondante della storia sportiva di Torino e costituirà, al termine della ristrutturazione in corso di realizzazione, un centro di aggregazione per attività giovanili e di carattere celebrativo per l’intera città. (...) A buon titolo lo Stadio Filadelfia quindi può essere considerato elemento caratterizzante il quartiere ed inserito nella denominazione della Circoscrizione IX".

La storia del Borgo

Inevitabilmente legato alla vicinanza con gli stabilimenti della Fiat (Lingotto, prima ancora di Mirafiori), il Borgo ha sempre avuto un carattere distintivo rispetto al resto della zona Sud di Torino: in passato, almeno fino agli anni Ottanta, la zona era riconosciuta per la presenza dei Mercati Generali, diventati poi il Moi durante le Olimpiadi e - tristemente - l'ex Moi, in cerca di nuova vocazione e destinazione. 

Il Grande Torino, ma anche la guerra

Poi arriva l'epopea del Grande Torino di capitan Valentino Mazzola: il borgo diventa la cornice delle imprese degli Invincibili, richiamando tifosi e appassionati intorno allo stadio che, dopo lunghi anni di abbandono, ora lotta per completare la sua rinascita (avvenuta nel 2017, ma manca ancora la realizzazione dell'ultimo lotto).  

La Guerra non ha risparmiato queste zone, che conservano ancora testimonianze dei rifugi antiaerei (c'è in atto un dialogo con l'amministrazione per la tutela e il rilancio di quello in via Giordano Bruno), ma la storia è passata da queste parti anche grazie alla presenza della Fabbrica del Chinino di Stato, oggi diventata il comando della Polizia Municipale e di altre attività sociali.

L'eredità olimpica

Storico anche il palatto della Dogana, al fondo di corso Sebastopoli, mentre l'eredità olimpica segna ancora adesso il panorama del quartiere con l'arco olimpico che domina la passarella pedonale che attraversa la ferrovia, collegando il Borgo con Nizza Millefonti.