Sulla crisi abitativa di Torino ecco la ricerca finanziata dall'UE e commissionata dalla Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB). Si tratta dal progetto Empower Housing, portato avanti dall'associazione di volontariato Microlab con NTT Data e GFA Consulting Group per la parte di ricerca, con l’adesione del Comune di Torino. Il progetto ha analizzato le cause dell'esclusione abitativa nei comuni di Torino e Settimo Torinese, con particolare attenzione ai migranti provenienti dall'Ucraina, e nei prossimi mesi punterà a studiare soluzioni e proposte progettuali per aiutare le istituzioni e gli attori del settore.
La ricerca è partita analizzando le cause della crisi abitativa che colpisce le persone più fragili, in particolare i migranti ma anche le sempre più persone della cosiddetta "fascia grigia", ovvero le famiglie che non possono permettersi un affitto ma nemmeno accedono all'edilizia pubblica. I migranti si aggiungono a una crisi abitativa ormai normalizzata, secondo i ricercatori Silvia Cafora, architetta al Politecnico di Torino, e Filippo Furri, fellow dell’Institut Convergences Migrations di Parigi, entrambi esperti di dinamiche migratorie e processi di inclusione sociale.
In Italia, quasi il 70% delle famiglie con background migratorio vive in affitto, contro il 20,5% degli italiani, e quasi la metà di loro vive in una condizione di sovraffollamento, quando gli italiani a farlo sono circa 1 su 6. A Torino il numero di affittuari è più alto rispetto alla media italiana, ma comunque il 59% dei residenti è proprietario della propria casa contro un 30% di chi sta in affitto. In più, a Torino la riduzione di popolazione e la contrazione economica stanno mantenendo stabili i costi delle case, inferiori alla media nazionale, mentre il costo degli affitti è aumentato mediamente del 3,66% dal 2022 al 2023, in perfetta tendenza con la situazione delle altre grandi città italiane. A farne la spesa sono proprio gli stranieri: nel 2023 ci sono stati 1380 sfratti, la maggior parte dei quali per morosità, e il 90% del totale sono stati subiti da cittadini migranti.
Parte del problema è rappresentato dalle abitazioni sfitte: a Torino sono 80 mila su 502 mila, pari al 16% del totale. Guardando a tutto il Piemonte la percentuale raddoppia: sono sfitti 827 mila appartamenti su 2,8 milioni. Nel 2023 sono state 7.368 le domande per un alloggio popolare e sono stati 346 gli alloggi sociali assegnati, il 45% dei quali è stato disposto a favore di cittadini extracomunitari. Numeri non sufficienti a soddisfare la domanda: l'edilizia residenziale pubblica in Piemonte rappresenta il 2,5% del patrimonio abitativo totale, contro una media nazionale di circa il 5%.
La ricerca ha evidenziato tre problematiche che causano l'esclusione abitativa dei migranti: problemi legati al tipo di persone che arrivano in città, come difficoltà normative, lavorative e di integrazione; problemi del sistema che fatica a prevenire e rispondere all'emergenza; e problemi del mercato immobiliare privato che è sempre più inaccessibile e in quello pubblico che è sempre più insufficiente. Oltre agli appartamenti vuoti, cause della crisi abitativa di Torino sono il costante aumento dei costi di locazione, l'arrivo di un gran numero di studenti universitari (la cosiddetta 'studentification') e il ricorso sempre più frequente ad affitti brevi.
"Siamo in un contesto in cui gli strumenti economico sociali per affrontare la crisi abitativa sono inferiori rispetto ad altri paesi - ha spiegato l'assessore alle politiche sociali Jacopo Rosatelli -, dove hanno stipendi e pensioni più alte, più borse di studio. Esistono meccanismi legislativi che andrebbero rivisti, come la legge regionale che ha ampi margini di miglioramento. Esiste un patrimonio di alloggi pubblici sottoutilizzati, abbiamo più volte segnalato questa criticità al gestore: negli ultimi anni ci sono meno alloggi rimessi in assegnazione che negli anni precedenti, le prestazioni potrebbero essere più alte e lo stiamo dicendo a ATC. Poi una volta che una famiglia è assegnataria di una residenza popolare non è tutto risolto: c'è il problema di continuare a pagare le bollette che, anche se basse, non tutti riescono a fare e bisogna prevenire e fare in modo che ciò non accada".
Sono tre i progetti pilota che la ricerca ha preso in esame e che saranno sviluppati nei prossimi mesi, in modo da redigere poi una proposta concreta. Il primo riguarda il progetto 'Locare' del Comune di Torino, attivo dal 2001 e che mette in rete e gestisce gli affitti tra proprietari di case private e inquilini, supportando inquilini e proprietari per consentire affitti calmierati e concordati. La proposta è di realizzare un 'Locare 2.0', per una migliore gestione degli 80 mila alloggi vuoti a Torino grazie alla gestione e alla ristrutturazione da parte di enti no profit, con fondi di garanzia per proprietari e inquilini e fondi per la ristrutturazione sia degli alloggi pubblici che privati. Il secondo è un progetto sull'emergenza abitativa temporanea, individuando Rifugi che mettano insieme chi è in emergenza abitativa con studenti, turisti e chi cerca affitti brevi, sull'esempio del Grand Voisins, un villaggio parigino realizzato in un ex ospedale in disuso dal 2015 al 2020, in attesa della riqualificazione dell'area. L'ultimo progetto riguarda infine il recupero dell'ex RSA Le Cinque Torri di Settimo Torinese.