Le Intifade Studentesche entrano e bloccano la Leonardo Spa "per denunciarne la complicità con il genocidio in corso a Gaza perpetrato dallo stato illegittimo di Israele ai danni del popolo palestinese", scrivono in una nota stampa.
"Nonostante il gruppo industriale dichiari di lavorare prevalentemente nel campo della difesa, Leonardo da oltre un anno continua a sostenere l'esercito israeliano attraverso spedizioni che includono assistenza tecnica da remoto, riparazioni materiali e fornitura di ricambi per i velivoli di addestramento della Israeli Air Force. Oltre a questo l'azienda ha fornito i sistemi per i bulldozer blindati (Caterpillar Do), che da anni vengono sistematicamente usati per distruggere le abitazioni palestinesi".
"L'industria bellica rappresenta un settore sempre più redditizio, il cui fatturato negli ultimi due anni è passato da un milione a 8 miliardi di euro. Torino è un caso esemplare di questo fenomeno: il dislocamento della filiera dell'automotive ha lasciato un vuoto che l'industria bellica sta colmando con ritmi sempre più accelerati. Fare la guerra diventa quindi una questione economica che riempie le tasche di pochi a scapito di molti, provocando morte e distruzione. Da città dell'automobile ci stiamo trasformando in città dell'aerospazio. In questa trasformazione non sono coinvolti solo stabilimenti industriali, ma anche i poli universitari torinesi, che stringono accordi con società come Leonardo, mettendo a disposizione le menti di studentesse e studenti e il sapere prodotto negli atenei, anche attraverso tirocini non retribuiti".
A maggio le Intifade Studentesche avevano già occupato la sede centrale del Politecnico di Torino, la sede di Fisica e Palazzo Nuovo. "Pensiamo che la ricerca debba essere libera da vincoli economici e interessi guerrafondai e non vogliamo essere costretti a scegliere percorsi di ricerca in questo campo perché i soli disponibili, a causa dei crescenti tagli ai fondi pubblici".
"Non accetteremo compromessi NO ALLE GUERRE! BASTA ARMI A ISRAELE! PALESTINA LIBERA!" concludono gli studenti che sabato 16 novembre alle ore 14.30 saranno in corteo per la Palestina da piazza Statuto.
Intervento della Polizia, Crosetto: "Pericolosi eversivi"
La Polizia è intervenuta e ha fatto uscire i manifestanti che erano all'interno dell'azienda i cui cancelli ora sono presidiati. 30 le persone identificate, tra cui militanti del centro sociale Askatasuna.
Sull'episodio si è espresso con durezza con un post su X anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto. "Queste persone vanno trattate per ciò che sono, pericolosi eversivi, e non vezzeggiati come è accaduto a Bologna. I delinquenti non hanno colore politico, sono delinquenti e basta".
Fiom Cgil: "Il ministro chiarisca: non si vendono armi a Israele"
A queste parole hanno reagito anche i sindacati, in primis Fiom Cgil: "La dichiarazione del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, sulla manifestazione dentro lo stabilimento Leonardo di Torino alimenta solo polemiche politiche. Chiediamo che in osservanza della nostra legislazione vigente, che vieta espressamente la vendita di armi a Paesi coinvolti in scenari di guerra, venga chiarito definitivamente da parte del Ministro che l’Italia non vende armi a Paesi come Israele coinvolti in scenari di guerra. Anche per uscire dall’ambiguità nei confronti dell’opinione pubblica e dei lavoratori che la Fiom Cgil rappresenta".
Sulla vicenda è intervenuta anche la consigliera regionale di AVS Alice Ravinale: "Considerare “eversione” una manifestazione studentesca di contestazione a Leonardo S.p.A., che sta fornendo tecnologia e mezzi all’esercito israeliano per portare avanti la mattanza in corso sotto i nostri occhi in Palestina e Libano, è semplicemente ridicolo. Il Ministro Crosetto parla di “delinquenti”, ma nonostante i desideri oscuri del Governo l’Italia è una repubblica democratica e antifascista: etichettare come delinquente chi manifesta, contro il genocidio o per ribadire che l’Italia ripudia il fascismo come è successo sabato a Bologna, non è ammissibile da parte di chi ha giurato sulla nostra Costituzione".