“Vogliamo far entrare le persone al cinema” questo uno degli obiettivi che si è posto il direttore del Torino Film Festival, Giulio Base, per la 42^ edizione della rassegna.
Quest’anno il numero dei film in programma è ridotto, sono 120 rispetto agli oltre 200 dell’ultima edizione guidata da Steve della Casa. Le proiezioni saranno in un numero altrettanto ridotto di sale cinematografiche: il cinema Massimo e il cinema Romano, per un totale di sei sale aperte.
Assente il Greenwich, mentre il Centrale Arthouse sarà utilizzato solo per le proiezioni stampa. Una scelta forse azzardata, che rischia di creare un overbooking? “L’obiettivo è riempire le sale, mentirei se dicessi il contrario - sostiene Base - L’anno scorso c’è stato il 53,7% di presenza in sala, se fosse anche solo un po’ di più, saprei di aver fatto bene. Abbiamo bisogno di ridare centralità alla sala cinematografica. È là che devono succedere le cose. Consideriamo anche che tutti i film hanno una o due repliche”.
Un problema per chi invece guardava al cosiddetto decentramento. “Ci abbiamo pensato, ma quando vai a un festival la facilità di fruizione aiuta a goderselo. Ho visto il decentramento adottato alla Festa di Roma e a un certo punto era imbarazzante. C’erano sale con una o due persone. Non credo che se apriamo una sala a Falchera o Lingotto le persone ci si butteranno dentro”.
Via anche le masterclass, ma tutti gli ospiti saranno alla presentazione di un film in sala, come una sorta di Virgilio che accompagna il pubblico nella visione della pellicola.
Presente di nuovo il Media Center alla Cavallerizza, nell’Aula Magna, mentre Le Rosine ospiterà il nuovo spazio multimediale. Baratti & Milano si trasformerà in un vero e proprio Vip Lounge, aperto dalle 17 alle 21, e all’interno del quale magari vedremo anche qualche star ospite della rassegna.
E sulla possibilità di proiettare i titoli dopo il festival negli altri cinema cittadini, Base mantiene cautela: “Se gli esercenti vengono da me e mi chiedono di fare un “best of” della rassegna, perché no? Magari sì”.