Il sequestro informatico è una misura cautelare adottata dall’autorità giudiziaria per preservare prove digitali rilevanti in un’indagine penale. Questa misura, regolata dal Codice di procedura penale, si concretizza nel sequestro di dispositivi come computer, smartphone, server o intere reti, al fine di acquisire e conservare i dati necessari all’indagine. Tuttavia, data la natura intrusiva del sequestro informatico, è fondamentale che questa operazione venga eseguita nel rispetto dei diritti costituzionali, in particolare della privacy e della libertà personale. A tal proposito, cardine centrale, vi è sicuramente la L.48/2008, relativamente alle modifiche al codice penalee al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.
Il perito forense gioca un ruolo cruciale in questo contesto, poiché è spesso chiamato a intervenire per eseguire il sequestro, analizzare i dati e garantire che le operazioni siano condotte in modo tecnico e imparziale. La sua esperienza è essenziale per assicurare che il sequestro non comprometta la validità delle prove, rispettando al contempo i limiti imposti dalla legge. Il lavoro del perito forense è quindi un elemento chiave per bilanciare le esigenze investigative con la tutela dei diritti fondamentali.
I criteri di proporzionalità e specificità nel sequestro informatico
Uno dei principali limiti stabiliti dalla Cassazione riguarda il rispetto del principio di proporzionalità. Il sequestro informatico deve essere strettamente necessario rispetto all'obiettivo dell'indagine, ossia l'acquisizione di prove rilevanti e indispensabili. In questo contesto, il perito forense svolge un ruolo determinante, poiché è spesso chiamato a determinare quali dati siano effettivamente pertinenti e a limitare l'intervento alle informazioni necessarie, evitando l'accesso indiscriminato a tutti i contenuti di un dispositivo.
La Cassazione ha anche sottolineato l'importanza della specificità nel provvedimento di sequestro. Questo significa che il sequestro deve indicare chiaramente quali dati o dispositivi debbano essere sequestrati e per quali ragioni. Un provvedimento generico o troppo ampio potrebbe essere considerato illegittimo. Il perito forense, con la sua competenza tecnica, è spesso incaricato di eseguire una selezione mirata dei dati, garantendo che il sequestro rispetti i criteri di proporzionalità e specificità stabiliti dalla legge.
Le garanzie procedurali, i diritti di difesa e il perito forense
La giurisprudenza della Cassazione ha evidenziato l'importanza delle garanzie procedurali e del rispetto dei diritti di difesa nel contesto del sequestro informatico. È essenziale che il soggetto sottoposto a sequestro sia informato delle ragioni e delle modalità del provvedimento e che possa contestarlo attraverso i rimedi previsti dal Codice di procedura penale, come il ricorso al Tribunale del Riesame.
In questo ambito, il perito forense ha un ruolo centrale non solo nella fase di esecuzione del sequestro, ma anche nella successiva analisi dei dati sequestrati. Egli deve garantire che i dati siano conservati in modo sicuro e che non vengano alterati o manomessi, preservandone l'integrità fino al termine delle indagini. Questo è fondamentale per evitare che il sequestro venga invalidato per violazione delle garanzie difensive.
Un altro aspetto rilevante riguarda la restituzione dei dispositivi sequestrati. La Cassazione ha affermato che, una volta cessate le esigenze investigative, i dispositivi devono essere restituiti tempestivamente ai legittimi proprietari, a meno che non siano stati utilizzati per commettere reati (fonte luca-mercatanti.com). Anche in questa fase, il perito forense può essere coinvolto per certificare che i dati non siano stati compromessi durante il sequestro e che la restituzione avvenga in condizioni di sicurezza.