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Attualità | 07 novembre 2024, 07:05

"Giusti tra le Nazioni", Gerusalemme premia tre famiglie torinesi: "Senza la memoria non c'è futuro"

L'ambasciatore israeliano Raphael Singer ha ricordato il contributo delle famiglie Germano, Michiardi e Albezzano che si opposero al regime fascista, salvando molti ebrei dalla deportazione

"Giusti tra le Nazioni", Gerusalemme premia tre famiglie torinesi: "Senza la memoria non c'è futuro"

"Giusti tra le Nazioni", Gerusalemme premia tre famiglie torinesi: "Senza la memoria non c'è futuro"

I discendenti del Giudice Emilio Germano, delle famiglie Michiardi e Albezzano, eroi che nel corso del regime fascista, a rischio della propria vita, salvarono molti ebrei torinesi dalla deportazione, hanno ricevuto dallo Yad vaShem di Gerusalemme, l'ente israeliano preposto al ricordo dei martiri dell'olocausto, il riconoscimento con medaglie e attestati di "Giusti tra le Nazioni".

Il ricordo dell'ambasciatore Singer

A premiare e conferire i riconoscimenti ai parenti delle tre famiglie, tra cui era presente la figlia del giudice Enrico Germano, è stato l'ambasciatore Israeliano di Torino Raphael Singer: "È un onore per me essere qui in rappresentanza dello stato di Israele. La giustizia internazionale è un tema davvero importante, le storie come quella del giudice Germano dimostrano con valore quanti si impegnarono per impedire e salvare famiglie ebree dalle tragedie dei campi di concentramento". 

"Sono commossa per l'onorificenza concessa a papà, lui ne parlava poco di quegli anni, forse perché non voleva vantarsi delle sue gesta perché le considerava come il risultato dei suoi valori morali – ha spiegato Emanuela Germano La motivazione che ha sempre accompagnato mio padre durante il suo lavoro, e nel corso della sua vita era l'aiuto al prossimo, aiutava tutti non negandosi mai a nessuno. Le sue idee erano quelle di fare del bene agli altri, senza mai chiedere nulla in cambio". 

Le autorità presenti e i commenti

La cerimonia si è tenuta presso il centro della comunità ebraica, in piazzetta Primo Levi. All'evento hanno presenziato il Gonfalone della città di Torino, decorato con medaglia d'oro al valor militare, il prefetto, il vicesindaco della Città, il presidente del consiglio regionale e il Sottosegretario regionale alla presidenza.

"È uno dei tanti momenti in cui riflettere sugli esempi di chi ha contribuito a ricostruire la città dopo la tragedia del fascismo.– ha commentato il vicesindaco di Torino Michela Favaro Leggendo la storia del giudice Germano viene da pensare che era proprio un uomo di diritto, nonostante abbia violato leggi che però erano profondamente ingiuste. Questo è l'esempio per le nove generazioni, vi sono valori universali che in alcuni casi sono disgiunti dalle norme vigenti".

"Siamo orgogliosi come regione di partecipare a questa importante cerimonia – ha spiegato il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco Probabilmente nella nostra società ci sono tante persone che agiscono al meglio perché sanno quali sono le azioni giuste, senza avere la necessità di stare sotto ai riflettori". 

"Dobbiamo trasferire alle future generazioni ciò che è stato fatto in un momento in cui le sono molto confuse – ha dichiarato il Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte Claudia Porchietto Le fake news non aiutano, invece credo che poter condividere momenti come questo possano far capire quanto sia stato difficile superare le tragedie della seconda guerra mondiale". 

"Il coraggio di chi seppe opporsi"

"È davvero un'occasione importante perché dà la possibilità di fare alcune riflessioni su cosa sia l'uomo in un momento di grande confusione, proprio come in quello nazifascista – ha detto il prefetto di Torino Donato Cafagna Un futuro condizionato da scelte tragiche, ma in quel contesto assumersi la responsabilità di opporsi a un'azione criminale significava molto: questi uomini seppero fare scelte davvero responsabili".

Durante la premiazione sono stati ricordati due momenti significativi della vita di Enrico Germano, due eventi in cui dimostrò concretamente la sua idea di contrasto al regime fascista. Infatti il 2 febbraio del 1944 il Giudice Germano si oppose in prima persona all'arresto della famiglia ebrea Colombo, rischiando la propria vita andando a protestare di fronte ai militari.

In un altro episodio, invece, si occupò della liberazione di un partigiano condannato a morte, esecuzione che grazie al suo intervento venne rimandata di volta in volta fino alla salvezza.

Marco D’Agostino

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