Una stima di 78mila alloggi vuoti nel 2024 (secondo la Fondazione Don Mario Operti), 1380 sfratti nella sola Torino di cui 88% per morosità (dati 2023), 770 richieste di accesso alle case popolari di cui solo la metà andate a buon fine: parte da questi numeri la delibera di iniziativa popolare “Vuoti a rendere”, a cui hanno aderito oltre 50 realtà del territorio tra cui Comunet Officine Corsare, Arci, Cecchi Point, Coordinamento Torino Pride, Fridays for Future, Gruppo Abele, Legambiente, Libera e SPI Cgil.
Diritto alla casa ed emergenza abitativa
La proposta, che ha raccolto oltre 3mila firme superando la soglia minima di 1500, ha l'obiettivo di promuovere il diritto alla casa e contrastare l'emergenza abitativa, andando ad agire sul patrimonio di immobili sfitti: “Il clima - spiega Erica Mangione, ricercatrice del Politecnico di Torino e attivista di Comunet Officine Corsare – è critico e la situazione va peggiorando perché colpisce anche chi ha un reddito troppo alto per accedere all'edilizia popolare, ma troppo basso per sostenere un affitto. A loro va ad aggiungersi chi non è residente, come moltissime persone straniere e gli studenti fuori sede”.
Vuoti a rendere
L'idea di “Vuoti a rendere” si concretizza in un protocollo suddiviso in 3 fasi che dà importanza centrale all'azione del Comune: la prima prevede un censimento degli immobili non utilizzati o in stato di abbandono da almeno 2 anni, pubblici o privati, a condizione che la proprietà detenga almeno 5 unità abitative.
La seconda prevede la possibilità di diffida con l'obiettivo di spingere i proprietari a motivarne l'inutilizzo e la contemporanea proposta di rimettere gli alloggi a disposizione della collettività attraverso l'agenzia sociale comunale per la locazione Lo.C.A.Re. La terza, destinata agli inadempienti, contempla un sistema di sanzioni che parte da un livello monetario fino ad arrivare alla requisizione del bene “per ragioni di emergenza”.
La delibera si ispira a quanto già avvenuto in altre città europee, mentre in Italia qualche precedente è riscontrabile a Milano: “A Torino - aggiunge Rocco Albanese, ricercatore dell'Università del Piemonte Orientale e attivista di Comunet Officine Corsare – ci sono troppe case senza persone e troppe persone senza casa o che rischiano di perderla a causa di 30 anni di politiche insufficienti: tutto questo crea dei costi sociali enormi per la collettività. La delibera importa in città strumenti amministrativi comunali di gestione dei vuoti edilizi già utilizzati altrove, conciliando seriamente il diritto alla proprietà con il diritto all'abitazione”.
L'iter in Consiglio Comunale
Prima di approdare in Consiglio Comunale, la delibera dovrà seguire un iter che prevede, dopo la valutazione di regolarità tecnica e contabile da parte degli uffici comunali, il passaggio nelle Commissioni competenti.