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Economia e lavoro | 06 novembre 2024, 07:00

Digitalizzazione appalti: il BIM obbligatorio passa a 2 milioni

La digitalizzazione degli appalti rappresenta un passo fondamentale per modernizzare il settore edile e garantire una maggiore trasparenza e l'efficienza nei processi di gestione.

Digitalizzazione appalti: il BIM obbligatorio passa a 2 milioni

La digitalizzazione degli appalti rappresenta un passo fondamentale per modernizzare il settore edile e garantire una maggiore trasparenza e l'efficienza nei processi di gestione. Adottare il BIM e altre tecnologie digitali vuol dire ridurre i tempi e i costi di progettazione, migliorare la qualità dei progetti e rendere più semplice la collaborazione tra le diverse figure coinvolte. Ma, per raggiungere questi obiettivi, è necessario che le Pubbliche Amministrazioni investano nella formazione del personale e nell'adeguamento delle infrastrutture tecnologiche. Solo attraverso un impegno concreto verso la digitalizzazione, sarà possibile rendere il settore degli appalti all'avanguardia.

Novità nelle regole del Building Information Modeling

Partecipare alle gare di appalto richiede il rispetto di una serie di requisiti che consentono di selezionare le aziende con competenze e risorse adeguate alla tipologia di lavori o servizi previsti dal bando. Tra gli elementi principali vi sono le attestazioni che dimostrano l’idoneità dell’impresa, nonché la sua capacità di gestire progetti della categoria indicata – in merito segnaliamo questo approfondimento sulle categorie SOA curato dal sito Soasemplice.it – ma con il processo di digitalizzazione in corso le aziende sono tenute a prendere in considerazione anche altri aspetti normativi, uno dei quali riguarda il BIM.

Il recente correttivo al Codice Appalti, che ha ricevuto l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, ha permesso di introdurre alcune modifiche importanti riguardanti proprio l'obbligo dell'uso del BIM, sigla che indica il Building Information Modeling, negli appalti pubblici. A partire dall'1 gennaio del 2025, la soglia degli appalti che richiederanno il sistema BIM passerà da 1 a 2 milioni di euro. Ma che cosa significa davvero questa modifica per le amministrazioni e per il settore edile?

L'aumento della soglia dell'obbligo BIM

La prima novità da considerare consiste proprio nell'innalzamento della soglia di valore per cui l'utilizzo del BIM diventa obbligatorio. Secondo il correttivo, questo metodo sarà applicato sia per i progetti di nuove costruzioni che per le opere su edifici già esistenti, a condizione che il valore del progetto superi i 2 milioni di euro. Una variazione importante rispetto a quanto previsto dalla normativa precedente, che prevedeva l'obbligo già per i progetti di importo superiore a 1 milione di euro.

È stato anche rivisto il criterio che servirà a calcolare questa soglia. Non si farà più riferimento all'importo a base di gara, ma alla stima che tiene conto dei parametri del valore del progetto. Questo cambiamento rappresenta una svolta nell'approccio di valutazione, perché rende più chiaro il calcolo del valore dei lavori che sono soggetti all'obbligo del BIM.

Le novità specifiche per i beni culturali

Un'altra novità riguarda gli interventi specifici sui beni culturali. A partire da una somma di 5,5 milioni di euro, sarà obbligatorio l'uso del BIM anche per queste opere. Questo vuol dire che, senza la modifica che è stata introdotta, questi interventi sarebbero stati trattati come quelli effettuati sugli edifici ordinari, senza alcuna differenza. La nuova norma stabilisce invece dei requisiti specifici per le opere di valore elevato legate al patrimonio culturale.

Le difficoltà delle amministrazioni

Ma perché è stato deciso di innalzare le soglie? Il motivo principale è la difficoltà delle amministrazioni nel prepararsi al sistema di digitalizzazione in questo campo. Anche se il Decreto Ministeriale 560 del 2017 aveva già indicato l'introduzione graduale del BIM, molte amministrazioni non hanno ancora completato il percorso di adeguamento necessario.

Il problema è collegato anche alla carenza di personale qualificato, che ha portato a diverse richieste di revisione delle soglie. L'Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha evidenziato varie volte il rischio che l'obbligo del BIM portasse a difficoltà dal punto di vista operativo, per il fatto che numerose stazioni appaltanti si devono dotare necessariamente di figure professionali specializzate nel settore.

Le regole prevedono, infatti, l'esistenza di quattro figure, il BIM coordinator, il BIM manager, il BIM specialist e il CDE manager, ma il numero di professionisti certificati è ancora insufficiente rispetto alle esigenze.

Richy Garino

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