Economia e lavoro - 06 novembre 2024, 20:15

Inizia l'era Trump-bis, cosa cambia per Torino e il Piemonte? "Contro le nostre eccellenze non c'è dazio che tenga"

Enrico Rosso, rappresentante onorario della Camera di Commercio americana: "Vino, lusso, aerospazio: ci si aspetta un protezionismo forte, ma noi dobbiamo ricordarci che siamo unici al mondo"

Enrico Rosso è rappresentante onorario della Camera di Commercio americana a Torino

Ora che i conti sono stati fatti e anche gli ultimi voti sono stati attribuiti, inizia ufficialmente l'era Trump-bis alla guida degli Stati Uniti d'America. Ma cosa cambia per il Piemonte e per Torino in particolare?

Difficile dirlo con precisione, soprattutto in un momento in cui gli effetti si stanno studiando innanzitutto sulle questioni aperte come la guerra in Ucraina o lo scontro in Medio Oriente tra Israele, Libano e terre palestinesi. Ma anche l'approccio economico del tycoon americano avrà effetti su pianeta. E su un Paese esportatore come l'Italia, in caso di dazi.


[Enrico Rosso, rappresentante onorario della Camera di commercio Usa]

"Visione manageriale della politica"

Chi osserva con interesse l'evolversi della situazione è senza dubbio Enrico Maria Rosso, rappresentante onorario della Camera di Commercio americana a Torino. "Verrebbe dire 'Dove eravamo rimasti?' Dall'esito del voto, sembra che Trump si sia ripreso con gli interessi quello che aveva lasciato incompiuto nel suo mandato precedente. Il nuovo presidente ha una visione manageriale della politica e porterà avanti una crescita forte per il suo Paese".

"Spinta al Pil Usa, ma anche protezionismo"

Proprio dal punto di vista economico, secondo Rosso Trump "potrebbe aumentare il debito americano, ma favorendo una crescita degli Usa attraendo investimenti, stimolando la manifattura interna e quindi il Pil. Aumenteranno quindi le produzioni e se dovesse aumentare un certo benessere potrebbe fornire un po' di copertura del debito".

Produzioni interne che, di fatto, si oppongono alle importazioni. In una parola: dazi. "Ci si aspetta un protezionismo forte, ma noi dobbiamo ricordarci che siamo unici al mondo. Non c'è Paese al mondo che non ci apprezzi: design, luxury, vini, italian style, aerospazio, cibo. Abbiamo tante cose che sono talmetne tipiche del nostro Paese che non sono replicabili negli Usa. E quindi continueranno a essere esportati, soprattutto in un Paese in cui una crescita interna potrebbe stimolare i consumi". 

"Sono cose che non puoi nazionalizzare e non c'è dazio che tenga", aggiunge.

Un made in che piace

Torino e il Piemonte, insomma, in scia di tutta l'Italia, hanno un credito ancora cospicuo da spendere. "Non vedo grosse problematiche: siamo apprezzati nel mondo. E credo che siamo apprezzati anche da Trump: lo si percepisce sempre nei momenti di incontro e di confronto. Essere italiani, negli Usa, fa ancora la differenza".

La sfida per l'Europa

Allargando un po' il campo d'analisi, il Trump bis si annuncia come una sfida anche a livello Ue. "L'Europa? Si apre un'epoca complicata. Se non troviamo un'identità comune questa volta, ne patiremo le conseguenze rimanendo schiacciati tra due super potenze come Usa e Cina".

Impossibile non parlare delle guerre e dei conflitti: "Sui temi internazionali spero faccia valere la sua capacità negoziale. Al di là dei metodi poco ortodossi e il modo di fare che spesso va oltre le righe".