Un tempo la definizione di "braccia rubate all'agricoltura" suonava in tutta la sua negatività. Ma oggi il discorso è quasi ribaltato. Quello nei campi non è più un lavoro squalificante, adatto a chi non ha particolari talenti. Anzi: è un potente motore di sviluppo e di occupazione.
Nuove professioni nel mondo agricolo
Se n'è parlato questa mattina, di fronte a una platea piena di studenti delle scuole, in occasione dell'evento "Il lavoro che c'è: nuovi mestieri per un lavoro che cambia". Un evento ospitato al centro congressi dell'Unione Industriali di Torino nell'ambito di ColtivaTo. Sul tema, è stato presentato anche il libro "Il lavoro che c'è. L’agricoltura che cambia nella storia di tre generazioni", di Maria Lodovica Gullino.
"Figure professionali un tempo impensabili"
"Nel settore dell'agricoltura si creano figure professionali nuove e un tempo impensabili - dice Barbara Graffino, presidente Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Torino -. Si tratta di un settore che non è più solo un mondo legato alla tradizione, ma che è in trasformazione, crea nuove opportunità per un comparto altamente innovativo e fondamentale per il futuro".
Un grande cambiamento in atto
"L'agricoltura di nemmeno troppo tempo fa non dava segnali di quella centralità che oggi è stata riscoperta - dice Fabrizio Galliati per Camera di Commercio di Torino -. Un tempo era quasi marginale, oggi non più: grazie alla contaminazione esterna ha saputo evolversi. Ma resta un lavoro tra i piu difficili dipendendo da fattori esterni non semplici da controllare".
"Ci sono nuove opportunità anche dal punto di vista dei finanziamenti - annota anche l'assessore comunale Paolo Chiavarino - e serve un grado di preparazione di livello decisamente alto. Ecco perché è importante trovare sempre nuovi talenti. C'è spazio per dare il meglio".
"Si parla poco di questo tema - dice Angelo Frascarelli, docente di Politica agraria all'Università di Perugia -, ma c'è stato un grande cambiamento. A cominciare dalle tecnologie, che dalla meccanizzazione sono passate all'agricoltura di precisione e poi digitale. Fino alla robotizzazione: ora si viaggia verso la dimensione in cui, con i droni e i controlli remoti, si potrà controllare le coltivazioni dall'ufficio".
Attualmente in Italia l'agricoltura pesa per il 2% del PIL, mentre l'occupazione vale il 4%. "Ma nel frattempo è cresciuto l'agroalimentare - dice Frascarelli - e sta aumentando il lavoro dipendente. Tutta la filiera agroalimentare sta crescendo ed esporta in tutto il mondo. Pesa per il 12% del totale del manifatturiero. Una quota che sale ulteriormente se si conta la distribuzione dei prodotti, la ristorazione, il turismo e l'artigianato rurale. Da chi coltiva la terra si arriva al perito agrario, l'agronomo, il controllore della qualità, il tecnologo alimentare, fino al progettista e a chi si occupa di marketing o di social media".