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Economia e lavoro | 05 novembre 2024, 11:31

Clima pazzo e nuove sfide colpiscono l'agricoltura: in dieci anni perse quasi 18mila aziende in Piemonte

L'annata agraria di Confagricoltura racconta, dopo la siccità del 2023, l'eccesso di pioggia nel 2024. Crollano le nocciole. "Ci servono nuovi strumenti, la politica ci ascolti". La speranza dai giovani "bio" e dalle donne

Clima pazzo e nuove sfide colpiscono l'agricoltura: in dieci anni perse quasi 18mila aziende in Piemonte

Un'annata agraria condizionata dal meteo. E dal cambiamento climatico. I dati di Confagricoltura Piemonte sul 2024 ancora una volta fotografano un settore che cambia, che si evolve e che - al tempo stesso - ha bisogno di strumenti nuovi. "Viviamo cambiamenti rapidissimi ed estremi, con scelte che vanno fatte oggi per ieri - sottolinea Lella Bassignana, direttrice di Confagricoltura Piemonte -. La politica deve accompagnarci senza preclusioni e con un confronto che possa dare risposte".

"Non è stato un anno positivo, a causa di diversi fattori - aggiunge il presidente, Enrico Allasia -. Dopo la siccità del 2023, abbiamo avuto un 2024 particolarmente piovoso, che ha influenzato semine e raccolte". A questo si aggiungono regole e Green Deal: "Strumenti che incidono sulla redditività delle aziende, chiamate a investimenti di medio periodo", aggiunge Allasia.

Gli effetti di tanta pioggia si sono tradotti - oltre alle grandinate violente e agli eccessi idrici - in vulnerabilità a malattie come la Peronospora, l'Oidio, la Glomerella e altre microtossine. Le attese sul futuro però vedono tre mesi con temperature relativamente calde, con precipitazioni non eccessive.

Sempre meno aziende

Non stupisce dunque che di fronte a tutte queste problematiche cali il numero delle aziende (da 36.871 a 35.241 in tutta la regione, ma solo nel 2015 erano 54.488) di dimensioni ridotte: oltre 8 su 10 hanno fatturati inferiori ai 50mila euro. Ma sono tantissime quelle che sono addirittura sotto i 25mila. "Ci sono poi nuove sfide che ci attendono, a cominciare dalle epidemie. Dalla peste suina alla blue tongue tra i bovini. E temiamo l'aviaria, che ha già colpito altrove". Inoltre si perdono 6.000 ettari all'anno di terreni coltivati. Tiene l'occupazione (stabile intorno a quota 88mila), "ma potremmo essere in difficoltà a trovare nuova manodopera", dice Allasia. 

Donne e giovani nei campi 

Le donne sono il 25,7% e si sta verificando un cambio generazionale ("anche grazie agli incentivi ai nuovi insediamenti della Regione"): sono 5.730 le aziende condotte da under40. Cresce tra le nuove generazioni la tendenza verso il biologico, mentre le aziende al femminile sono legate soprattutto al mondo dell'agriturismo. "I prodotti di qualità sono una componente sempre più importante nei fatturati delle nostre aziende", commenta il presidente di Confagricoltura Piemonte. 

Calano le produzioni: malissimo le nocciole

I dati raccontano in particolare di un calo del frumento tenero di quasi un milione di quintali (da 5,1 a 4,2) per colpa della pioggia frequente. Giù anche il mais (da 11,5 a poco meno di 11 milioni di quintali). Sostanziale tenuta anche per il riso, che rimane intorno ai 7,5 milioni nonostante il clima.

Soffre anche la frutta, nonostante una buona quantità e qualità: le aziende hanno dovuto combattere le malattie e hanno visto aumentare i costi di produzione, abbattendo i margini. Calano i kiwi, che passano da 718mila a 679mila quintali. Le mele attendono ancora alcune settimane per la fine della raccolta, ma i prezzi scontano una forbice notevole tra azienda e distribuzione (da 0,40 a 1,20 finale). Diminuisce la quantità di pesche, soprattutto quelle anticipate. La nocciola paga un conto salatissimo (50% in meno di raccolto a causa del clima), con costi di produzione elevati.

Le viti hanno sofferto la pioggia abbondante durante la vendemmia, soprattutto per i rossi. Specialmente i tardivi come il Nebbiolo. L'annata si prospetta comunque di buon livello qualitativo.

Una campagna di vaccinazione è invece quella che si presenta come necessaria per proteggere i bovini, mentre preoccupa la peste suina africana. La tendenza, dal 2015 a oggi, mostra evidenti cali numerici tra gli allevamenti e tra i capi allevati: le aziende sono quasi l'8,8% in meno.

Massimiliano Sciullo

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