Economia e lavoro - 30 ottobre 2024, 17:00

Al posto della storica Macelleria Perrone arriva una panetteria

Claudio Perrone e Annamaria Rambaudo tracciano il bilancio dei loro 42 anni al servizio di cavouresi e non solo

Claudio Perrone e Annamaria Rambaudo fuori dal negozio per l’ultimo giorno di lavoro

Generazioni di cavouresi e non solo si sono serviti nella macelleria Perrone di via Giolitti 22. Da sabato 2 novembre, dopo 42 anni, quei locali prenderanno una nuova vita, ospitando una panetteria. Un cambiamento che segnala come il commercio al dettaglio si stia evolvendo e il ricambio generazionale in certi mestieri sia complicato.

“Gli anni sono passati – spiega Claudio Perrone, titolare della macelleria con la moglie Annamaria Rambaudo –.  E per noi è arrivato il tempo della pensione. Non avendo figli pronti a prendere il nostro posto, siamo arrivati a questa scelta”. L’attività, nata dalla passione di Claudio, con il sostegno della moglie Annamaria, si è evoluta negli anni grazie alla dedizione e alla qualità dei prodotti, con un’ampia clientela che va dagli storici cavouresi ai cittadini della cintura torinese. “Ci siamo affezionati molto a Cavour – confessano, loro che ci hanno vissuto per 30 anni, prima di trasferirsi a Bagnolo Piemonte –. Abbiamo visto generazioni di famiglie venire da noi, alcuni clienti li ricordiamo da quando erano bambini”. Magari non venivano tutti i giorni, ma “erano sempre fedeli nei momenti importanti, come le feste natalizie – racconta Rambaudo –. Ci ha sempre fatto molto piacere, e sapere di aver lasciato un buon ricordo è il miglior regalo che potevamo ricevere”.

Ma cosa ha portato alla chiusura definitiva della storica macelleria? “Quando abbiamo cominciato a far girare la voce che avremmo ceduto il negozio, non pensavo che sarebbe stato così difficile. Due anni fa eravamo fiduciosi, speravamo che qualche giovane interessato al mestiere si sarebbe fatto avanti. Purtroppo, però, ci sono sempre meno persone disposte a dedicarsi a un’attività come questa” constata Perrone.

“Una volta si cominciava come garzoni, affiancando un macellaio esperto per cinque, sei, anche dieci anni, fino a poter lavorare in autonomia e magari aprire il proprio negozio – osserva –. Oggi, purtroppo, non c’è più quel tipo di apprendistato ma vengono preferiti percorsi più semplici e meno faticosi”.

La mancanza di un ricambio generazionale nel settore e l’evoluzione delle abitudini dei consumatori, oggi più orientati verso prodotti pronti e alla ristorazione, hanno rappresentato una sfida. In passato, la carne occupava un ruolo centrale nella dieta degli italiani, e il macellaio era una figura di fiducia per le famiglie, che facevano della visita al negozio un rito settimanale.

“Le persone mangiano ancora carne, ma in modo diverso rispetto al passato – sottolinea Perrone –. Molti preferiscono cibi facili e veloci da preparare, e le grandi famiglie, un tempo frequenti clienti dei macellai, sono ormai rare”. Inoltre la crescita della grande distribuzione e delle catene di supermercati ha reso sempre più difficile per le piccole attività artigianali sostenere la concorrenza.

Anche chi si è mostrato interessato non si è trovato nelle condizioni per poter rilevare un’attività di tale impegno: “Sono arrivati due o tre ragazzi, tutti volenterosi, ma da soli, senza una famiglia alle spalle o qualcuno che li potesse aiutare nel negozio, non è sostenibile. Oggi le spese sono elevate, tra affitto, dipendenti e gestione, è impossibile per un giovane mandare avanti un'attività di macelleria come la nostra”.

Nonostante la chiusura, i locali della macelleria non resteranno vuoti: Gianluca Ribotta e Cecilia Miretti apriranno la loro seconda panetteria, dopo Barge.

“È bello sapere che il nostro negozio accoglierà ancora clienti, anche se con un’attività diversa – commenta Rambaudo –. Noi gli auguriamo buona fortuna con tutto il nostro cuore”.

Miriam Hamdi