Al Castello di Rivoli fino al 23 marzo apre Mutual Aid – Arte in collaborazione con la natura, il grande progetto espositivo dedicato alla visione multispecie a cura di Francesco Manacorda e Marianna Vecellio.
La mostra, ideata appositamente per lo spazio della Manica Lunga, esplora il concetto di mutuo appoggio approfondendo la collaborazione creativa tra esseri umani e natura, in un’inedita riflessione restituita al pubblico attraverso le esperienze di oltre venti artisti e i loro collaboratori non umani che hanno affrontato il tema dagli anni Sessanta a oggi.
In mostra
Tra gli artisti in mostra Vivian Suter (Buenos Aires, 1949), con le sue tele realizzate nel cuore della foresta pluviale guatemalteca. Le sue opere, sospese nello spazio della Manica Lunga, portano con sé tracce visibili della natura, dalle piogge tropicali ai segni lasciati da animali.
Seguono due nuclei storici concepiti come omaggio alle pratiche anticipatorie di Giuseppe Penone (Garessio, 1947) e Agnes Denes (Budapest, 1931). Tra i pionieri dell’arte in dialogo con la natura, Giuseppe Penone espone le opere della serie Alpi Marittime, frutto delle sue azioni artistiche nei boschi di Garessio. La scultura Trattenere 24 anni di crescita (Continuerà a crescere tranne che in quel punto), 1986–2010, realizzata con un tronco di albero di noce, documenta la collaborazione dell’artista con l’albero, esemplificando il suo concetto di “tempo biologico” dove processi umani e naturali si fondono. Agnes Denes, pioniera della Land Art, presenta due progetti storici: Rice/Tree/Burial (Riso/Albero/Sepoltura), 1977-2012, che indaga la connessione tra azione umana e paesaggio attraverso rituali agricoli e di sepoltura, e la serie Tree Mountain – A Living Time Capsule (Montagna di alberi – Una capsula del tempo vivente), iniziata nel 1992, un monumentale progetto di riforestazione che coinvolse la piantagione di 11.000 alberi in uno schema matematico, riflettendo sulla resilienza del paesaggio e sul concetto di “tempo vivente”.
La pratica di Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973) esplora da anni la collaborazione interspecie. In mostra per l’occasione una selezione di opere mai esposte prima e realizzate da varie specie di ragni nel suo studio. Le ragnatele, cosparse di polvere di grafite, non sono solo elementi scultorei, ma anche strumenti percettivi che invitano il visitatore a riflettere sulla silenziosa coesistenza tra creature umane e non umane.
Il tema della sostenibilità e della resilienza degli ecosistemi è fondamentale nel lavoro di Nicholas Mangan (Geelong, Australia, 1979), che esplora l’impatto del cambiamento climatico sulla Grande Barriera Corallina. Nell’opera Core-Coralations, 2022-2023, Mangan riflette sulle trasformazioni subite dai coralli a causa dell’innalzamento delle temperature oceaniche, mentre la scultura Sarcophagi (Sarcofagi), 2023, simula un ossario costruito con scheletri di coralli sbiancati, emblema della fragilità degli ecosistemi marini.
Il percorso espositivo prosegue con una riflessione sulle interazioni tra natura e processo creativo, a partire dai lavori pittorici di Yiannis Maniatakos (Flomochori Mani, 1935 – Atene, 2017). L’artista inaugura dal 1967 una pratica che prevede sessioni di pittura subacquea nelle profondità del Mar Egeo, in una forma di collaborazione tra pittura e mare. La relazione tra espressione artistica e processi chimici è al centro di Source and Origin, Lecce Stone (Sorgente e origine, Pietra di Lecce), 2024, di Bianca Bondi & Guillaume Bouisset (Johannesburg, 1986; Madrid, 1990), un’installazione realizzata con terra, sale e alobatteri provenienti dalle saline della Camargue. Gli alobatteri, noti per il loro ruolo nella progressiva decontaminazione dell’ambiente tramite degradazione dei metalli pesanti, trasformano l’opera in un organismo vivente in continua evoluzione, il cui colore e composizione mutano nel tempo.
Renato Leotta (Torino, 1982), con la serie Gipsoteca, 2012–in corso, presenta calchi in gesso che registrano i movimenti del mare sulle coste del Mediterraneo, creando una mappatura sensibile delle forze naturali. Nell’opera Autoritratto del plancton, 2023, Leotta sfrutta la bioluminescenza emessa da microorganismi marini per produrre una traccia fotografica, intrecciando arte e fenomeni naturali in un dialogo tra luce e acqua.
Un focus è dedicato al lavoro di Robert Smithson (Passaic, New Jersey, 1938 – Amarillo, Texas, 1973), incentrato su tematiche quali l’entropia, il tempo e l’interazione tra forze umane e non umane. In mostra per l’occasione la serie di fotografie Overgrown Structure (Struttura cresciuta troppo), 1971, scattata dall’artista in Florida negli anni Settanta e mai esposta prima in Europa, che ritrae la pratica tipica delle popolazioni di quelle zone di proteggere le piante dal caldo estremo tramite l’uso di reti e tendaggi.
Il percorso culmina con l’installazione immersiva the sun eats her children (il sole mangia i suoi figli), 2023, di Precious Okoyomon (Londra, 1993), in cui una serra tropicale accoglie farfalle e piante velenose in un paesaggio surreale. L’opera, che richiama le storie di schiavitù e resistenza, trasforma l’ambiente naturale in un potente simbolo di forza e rigenerazione, mescolando elementi distopici e storici.
Per info: www.castellodirivoli.org