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Eventi | 29 ottobre 2024, 11:59

Dal 1994 a oggi: a 30 anni dall'alluvione si analizza se la lezione è stata imparata o no

Un convegno il 4 novembre presso la Città Metropolitana, organizzato dall'Ordine dei geologi del Piemonte in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, il CNR-IRPI e il supporto tecnico di SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale)

alluvione in Piemonte

Sono passati 30 anni dalla grande alluvione del 1994, in Piemonte

Alluvione del 1994? Abbiamo davvero imparato la lezione?”. A trent’anni da quei giorni terribili, durante i quali la regione scoprì tutta la sua fragilità, l’Ordine dei Geologi del Piemonte - in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, il CNR-IRPI e il supporto tecnico di SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) - organizza un convegno per ricordare quell’evento drammatico e fare il punto della situazione, tra passato, presente e futuro.

Il 2024 tra gli anni più piovosi da oltre 70 anni

Appuntamento il 4 novembre nella sede della Città Metropolitana. Dopo la siccità che ha flagellato l’Italia e il Nord Ovest fra il 2022 e il 2023, nell’anno in corso la situazione si è completamente ribaltata e in Piemonte si registrano livelli di pioggia tra i più alti da metà Novecento. Una tendenza che ha riportato alla luce criticità e problemi che, forse, qualcuno pensava superati.

Basti vedere che cosa è successo nelle ultime settimane in Emilia Romagna, Sicilia, Liguria e Veneto, per citare solo gli eventi alluvionali più recenti. "Siamo preoccupati per come continuano ad essere gestite concretamente le politiche territoriali nell’ambito dell’assetto idrogeologico - lancia un grido d’allarme Ugo De la Pierre, presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte -. È inammissibile che, durante gli eventi alluvionali, si debba ancora assistere ad immagini di danni connessi, ad esempio, a crolli di edifici, talora anche recenti, situati a ridosso di sponde e di torrenti, oppure ad esondazioni in corrispondenza di ponti già interessati da analoghi eventi".

I casi di Bardonecchia e non solo

Guardando al Piemonte, il quadro dovrebbe essere meno sconfortante se si considerano le ingenti risorse investite dalla Regione dagli anni 2000 ad oggi per far in modo che tutti i Comuni si dotino di adeguati studi geologici che indirizzino le scelte urbanistiche, con l’obiettivo di preservare l’equilibrio idrogeologico da continui disastri. Invece si fatica a tenere aggiornata la contabilità degli eventi alluvionali: negli ultimi 24 anni si registrano quelli del 2000, 2002, 2008, 2009, 2011, 2012, 2013, 2014, 2016, 2019 e 2020, con protagoniste varie zone del territorio regionale. Senza dimenticare l’episodio più circoscritto, ma comunque devastante, dell’agosto 2023, quando a Bardonecchia esondarono il rio Frejus e il rio Merdovine causando gravi danni al centro abitato. De la Pierre sposta l’attenzione dalla pianura, dove in questi trent’anni tanto è stato fatto, alla montagna: "È necessario approfondire le caratteristiche dei bacini montani, per capire come reagiscono alle piogge in funzione dell’estensione del substrato roccioso e della percentuale di materiali sospesi sorgente, ad esempio detriti di falda, accumuli da dissesti, semplice copertura vegetale. Questi, infatti, potrebbero essere presi in carico in caso di eventi atmosferici. La conoscenza di questi aspetti può contrastare e mitigare la pericolosità di fenomeni tipo le colate detritiche e i flussi iperconcentrati che possono provocare danni ingenti a valle, come nel caso di Bardonecchia. Bisogna continuare a monitorare il territorio e a impegnare risorse economiche".

Sul tema della salvaguardia ambientale non sempre la politica sembra andare nella giusta direzione. Spesso, infatti, ci si scontra con la tendenza a dimenticare le calamità e a ritornare sui propri passi. "Negli ultimi anni, in Piemonte, sono stati licenziati dei provvedimenti che consentono, se non addirittura incentivano, in nome della tanto decantata semplificazione, interventi che vanno in direzione opposta a quella che dovrebbe garantire la salvaguardia dei territori e la sicurezza delle popolazioni - mette in guardia il presidente dell’Ordine -. Ci riferiamo, ad esempio, al decreto “Riparti Piemonte” del 2020: accanto a misure apprezzabili finalizzate alla riduzione dei tempi di approvazione dei PRGC, ne propone altre oggettivamente pericolose, come l’articolo 75, che consente, di fatto, una riduzione delle fasce di rispetto da fiumi e torrenti. Oppure gli articoli 60, 62 e 63, che inficiano l’efficacia degli studi geologici di corredo alla pianificazione urbanistica".

Da una parte, quindi, si interviene per tamponare le emergenze, dall’altra si (ri)creano le condizioni perché queste emergenze si ripetano nel tempo. "Non possiamo che ribadire, ancora una volta, la piena disponibilità e collaborazione dell’Ordine regionale dei Geologi del Piemonte ad un confronto costante e costruttivo con tutti gli Enti preposti". L’obiettivo dev’essere quello di concordare strumenti giuridici adeguati e propedeutici a nuove politiche territoriali anche di decostruzione. "Bisogna infatti mitigare il rischio e promuovere un equilibrato sviluppo urbanistico e una corretta tutela del suolo, preservando l’equilibrio idrogeologico del territorio. Il nostro auspicio è che la politica continui ad essere attenta, soprattutto al consumo di suolo. Sul tema, infatti, la legge regionale 13 prevede molti limiti, poi però va fatta rispettare". In ultimo, è necessario accrescere la consapevolezza della popolazione sul concetto di rischio. "Le normative comunali sulla mitigazione dei rischi nelle zone suscettibili al dissesto sono molto avanzate. Bisogna portare avanti un’azione di comunicazione mirata ed efficace sugli abitanti, in modo che comprendano che se esistono dei vincoli, non è per vessarli ma perché necessari ad evitare future tragedie".

Il programma

Quella del 4 novembre sarà una giornata di approfondimento e confronto tra esperti del settore. Appuntamtno in corso Inghilterra 7 per il convegno “Trent’anni dall’alluvione del Piemonte del 1994: uno sguardo al passato, al presente, al futuro”. L’evento è organizzato dall’Ordine regionale dei Geologi del Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (CnrIrpi) e la Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea). Ha ricevuto il patrocino di Regione Piemonte, Consiglio Nazionale dei Geologi, Città Metropolitana, Città di Torino, le province di Biella, Alessandria, Novara, Asti, Cuneo e Verbano Cusio Ossola. L’ingresso è gratuito. Per i geologi iscritti all’Albo e all’Elenco Speciale è previsto il riconoscimento dei crediti di Aggiornamento professionale continuo (Apc).

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