Attualità - 25 ottobre 2024, 15:55

Cpr di Torino il più costoso d'Italia (nonostante la chiusura), secondo Action Aid

Il report "Trattenuti - Una radiografia del sistema detentivo per stranieri" boccia senza appello la struttura di corso Brunelleschi

Cpr di Torino il più costoso d'Italia, secondo Action Aid

Il record del Cpr più costoso d'Italia va a quello di Torino. E' quanto si ricava dal report "Trattenuti - Una radiografia del sistema detentivo per stranieri" di Action Aid e Dipartimento di scienze politiche dell'Università di Bari, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Ansa.

La struttura è stata chiusa nel marzo del 2023 dopo una serie di rivolte, ma per l'intera durata dell'anno "è costato oltre 3 milioni e 400mila euro". Denaro che è stato impiegato, secondo gli estensori del rapporto, "principalmente per l'affitto della struttura versato a Ferrovie dello Stato, per le manutenzioni straordinarie e per appianamenti di debiti con l'ente gestore". Il costo medio di un singolo posto nel 2022 è stato pari a poco più di 16mila euro.

"Nel periodo 2018-2023 - è scritto - il Cpr di Torino ha avuto un pro-capite pro-die medio di euro 34,30, poco al di sopra del dato nazionale e si attesta sui 37,98 euro nel 2022 e 2023. Nello stesso periodo il costo complessivo della struttura è stato di oltre 15 milioni di euro, di cui il 32% spesi per costi di manutenzione straordinaria, una percentuale che nell'ultimo biennio raggiunge quasi il 42% (oltre 2milioni e 300mila euro su un totale di oltre 5 milioni e 600mila euro complessivamente spesi nel biennio 2022-23). Nonostante sia stato sostanzialmente chiuso per l'intero anno, nel solo 2023 il Cpr di Torino è costato oltre 3 milioni e 400mila euro, diventando nel medesimo anno il Cpr più costoso d'Italia".

"Nonostante Torino mantenga nel tempo la capienza media effettiva più alta dopo Roma tra i Cpr di lungo corso - afferma Fabrizio Coresi esperto di migrazione per ActionAid - le elevate spese di manutenzione straordinaria registrate sono un chiaro indicatore, assieme alla continua oscillazione dei posti effettivamente disponibili nel centro, dell'invivibilità della struttura, sottoposta a continui danneggiamenti e a sistematiche ristrutturazioni straordinarie, fino alla chiusura del marzo 2023".

Quanto alla funzionalità del Centro subalpino, il report - sempre per quel che riguarda il periodo 2018-23 - parla di "tipico 'Cpr metropolitano' che funziona come una propaggine del carcere: una struttura in cui fanno ingresso molti detenuti, che registrano tempi di permanenza relativamente lunghi e una bassa incidenza di rimpatri". Il tempo di permanenza medio è stato di 46 giorni (la media nazionale è 36 giorni) e nel 2022 di 47 giorni. La percentuale annua media di ingressi dal carcere (24%) è più alta di nove punti percentuali rispetto alla media nazionale, ed è in linea con quanto registrato per il 2022 (25%), mentre quella di richiedenti asilo (15%) più bassa di sette punti nel periodo considerato vede un picco del 29% nel 2022.

La percentuale di rimpatri eseguiti dal Cpr di Torino è del 37%, più bassa di dieci punti percentuali rispetto alla media nazionale del periodo e nel 2022 si attesta intorno al 32%. Molto più alta della media nazionale la percentuale di uscite decorrenza termini, che nel Cpr di Torino raggiunge il 21% degli ingressi (22% nel 2022). "Il dato sulle persone tradotte dal carcere unito al tempo di permanenza medio e all'alta percentuale di uscite per decorrenza termini - è la conclusione - mostrano come le persone in uscita dalle carceri sono tuttavia più difficili da espellere e, di conseguenza, restano trattenuti più a lungo".

Per Giuseppe Campesi, dell'Università di Bari, "l'ulteriore periodo di trattenimento è dunque doppiamente afflittivo, poiché in gran parte ingiustificato alla luce della scarsa probabilità di eseguire un rimpatrio". Nel luglio 2024 è stata indetta una nuova gara per la gestione del Cpr con solo 70 posti.

redazione