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Economia e lavoro | 17 ottobre 2024, 12:24

Mirafiori, la pioggia non ferma la rabbia degli operai: "Non ci piangiamo addosso, domani sciopero per pretendere futuro"

Le sei sigle metalmeccaniche si sono ritrovate di fronte alla storica Porta 5. "La voce di Torino arriverà fino a Roma. Tutto è cominciato qui"

Mirafiori, la pioggia non ferma la rabbia degli operai

Mirafiori, la pioggia non ferma la rabbia degli operai

Nemmeno la pioggia battente scoraggia gli operai di Mirafiori. A 24 ore dallo sciopero generale che interesserà tutto l'automotive e la manifattura, le sei sigle metalmeccaniche di Fim, Fiom, Uilm, Uglm, Fismic e associazione quadri si sono date appuntamento davanti alla storica Porta 5 di Mirafiori. Quella che porta sulla facciata tutti i marchi del mondo che fu Fiat e oggi è Stellantis.

Il timore dei sindacati per il futuro

A poche ore dalle dichiarazioni del presidente John Elkann, infatti, i sindacati rilanciano il tema della loro protesta. Un timore che tiene vicine le sei sigle a Torino molto più di quanto non accada nel resto d'Italia, tanto da far passare in secondo piano la spaccatura che si è consumata quando, nelle scorse settimane, a Roma era stato annunciata la manifestazione solo da Fim, Fiom e Uilm nazionali.

Forse perché, a Torino, certe ferite sanguinano di più. "Se domani si sciopera a Roma è perché tutto è partito da Torino, con le nostre manifestazioni unitarie. Chiediamo cose precise. Che l'industria dell'auto non sia dismessa, perché è importante sia per l'italia che per Torino. Non ci piangiamo addosso,  a servono soluzioni e proposte", dice Edi Lazzi, segretario generale Fiom Cgil Torino. Che aggiunge: "Alle nostre spalle per esempio c'è quello che è oggi il Green Campus, annunciato in pompa magna, cioè il nulla. Sono state solo parole per tenerci tranquilli".

Anche Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino e provincia, sottolinea il legame tra la città della Mole e la Capitale: "Chi a Torino domani e chi a Roma, lottiamo tutti per lo stesso motivo. Abbiamo un obiettivo: non andare in piazza e farci vedere, ma rilanciare Mirafiori, l'automobile e tutto l'indotto auto".

"Non ci può bastare e non ci accontentiamo della 500 ibrida - prosegue - perché darà lavoro, ma non basta a riempire e dare pieno impegno agli spazi di Mirafiori".

"Servono progetti, non annunci"

"A chi sta dietro le finestre degli uffici chiediamo impegno per le persone in cassa integrazione - aggiunge Rocco Cutrì, segretario Fim Cisl - Non basta chiedere impegni economici, ma serve progettualità. La voce di Torino arriverà forte a Roma".

E Sara Rinaudo, segretaria territoriale Fismic, sottolinea: "La situazione è drammatica, qui non si sta lavorando. I lavoratori meritano di più, non possiamo stare fermi". Secondo Ciro Marino, segretario Uglm Torino, "a Torino come a Roma rivendichiamo il diritto al lavoro. È importante: le rassicurazioni non bastano. Bisogna passare dalle parole ai fatti. Per far sopravvivere Mirafiori servono modelli che ne saturino la produzione".

"Vittime di una tempesta perfetta"

Per l'associazione quadri ha preso la parola Fabrizio Amante: "Siamo vittime di una tempesta perfetta. La transizione imposta per motivi normativi non ha previsto l'impatto sull'occupazione. Sono troppi gli impegni mantenuti solo in parte".

Per le forze politiche, presenti in particolare Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. "È assurdo che si debbano fare assemblee fuori dallo stabilimento perché è tutto chiuso, almeno fino al 4 novembre - dice Valentina Cera, consigliera regionale Avs - Siamo la capitale della cassa integrazione e deve smettere la favoletta della transazione ecologica. Questo può e deve essere motivo di lavoro e sviluppo".

E Sarah Disabato, capogruppo regionale M5S Piemonte insieme ad Andrea Russi, capogruppo M5S Comune di Torino, aggiungono: "Siamo davanti ai cancelli di Mirafiori per far sentire la nostra vicinanza ai lavoratori e alle lavoratrici, in occasione dell’assemblea pubblica indetta dai sindacati. È evidente che la politica debba reagire unitariamente al progetto di smantellamento degli stabilimenti italiani. Tavares deve prendere coscienza del fatto che se muore Mirafiori, allora muore anche Stellantis, perché l’eccellenza della nostra manodopera non è lontanamente replicabile altrove. Se ne renderanno presto conto".

Massimiliano Sciullo e Francesco Capuano

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