Sono due le mostre che aprono la nuova stagione autunnale di Camera Torino. Due percorsi che celebrano due pietre miliari della fotografia italiana nel mondo: Tina Modotti e Mimmo Jodice.
Tina Modotti: dal mito alla fotografia universale delle battaglie civili
Una volta quando si pensava a Tina Modotti, era quasi più il mito della sua vita travagliata e avventurosa ad attirare la sua attenzione. Oggi tuttavia le sue fotografie sono diventate dei simboli delle battaglie e dei diritti civili.
“La foto che ricordo sempre, che mi sembra la più contemporanea, di cui credo ci sia più necessità, si chiama Piedi nei sandali - racconta il curatore Riccardo Costantini - Senza dare connotati, con i piedi e i sandali consumati dalla fatica della strada, racconta il viaggio di qualcuno verso una destinazione molto lontana. È un tema di assoluta attualità, vediamo i nostri luoghi attraversati da migranti che arrivano da ogni luogo della Terra per un destino migliore, questa foto a distanza di 100 anni racconta lo stesso messaggio: la fatica dietro questi sandali è una cosa che deve appartenere a tutti noi che dobbiamo essere più accoglienti e più disposti a comprendere le ragioni per cui qualcuno migra e anche a creare le situazioni perché questo si ripeta sempre di meno.”
Le oltre 300 fotografie raccolte da Camera tuttavia riportano un affresco a tutto tondo della fotografa nata a Udine nel 1896 con il nome di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti. Migrata prima in Germania e poi in America diventa prima modella poi attrice e quindi fotografa. Incontra personalità carismatiche come Diego Rivera, Frida Khalo, Dorothea Lange, Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo, suo futuro marito.
La mostra che racconta la sua carriera e la sua vita, si sviluppa su alcuni focus, tra cui la sua mostra del 1929, una novità cioè quella di Tina Modotti ritrattista e poi quella più conosciuta, impegnata nel sociale e nella attivismo politico. La sua vita è scandita da continui cambiamenti e viaggi, da Udine, a Mosca, passando per Canberra e poi ovviamente in Messico, dove morirà nel 1942.
I suoi sono immediati, onesti, ma anche di documentazione sociale come per le donne di Tehuantepec, diventate celebri anche grazie all’arte dell’amica, Frida Khalo.
“È molto interessante il fascino incredibile che ha ancora sui giovani - aggiunge Costantini - Oggi tutti conoscono i suoi scatti, diventati iconici come Donna con bandiera e i Figli del telegrafo. Iconici di un modo di usare la fotografia per parlare alle grandi masse, raccontare le grandi battaglie civili in un’epoca degenerativa per quanto riguarda la produzione di immagini e per cui c’è un bisogno di tornare all’essenza. La sua è una fotografa sintetica, scatta con grande intensità, per questo le sue foto sono senza tempo e oggi possono catturare di più anche il pubblico attento dei giovani”
Mimmo Jodice: i rari scatti innevati
Sono invece circa 40 immagini realizzate da Mimmo Jodice tra il 2007 e il 2008, commissionate dalla Fondazione Zegna e che ritraggono per l’appunto i luoghi biellesi originari dell’imprenditore: lo stabilimento, la villa del fondatore e l’Oasi Zegna, tutti interpretati dalle fotografie di un grande maestro della fotografia italiana della seconda metà del Novecento.
Tra gli scatti più rari, quelli che ritraggono paesaggi innevati. “È molto raro, perché siamo abituati a considerarlo il fotografo del mare, del mediterraneo, delle isole, qui fotografo della neve” spiega il curatore Walter Guadagnini.
Il dialogo agli opposti
“Con Tina Modotti abbiamo voluto cercare un gioco di contrasti, pensiamo a partire dal dato geografico. Con lei finiamo dall’altra parte del mondo, mentre con Jodice siamo a pochi chilometri, a Biella. Poi i soggetti, nel lavoro di Modotti c’è una centralità della figura umana, mentre a partire dagli anni ’80 nel lavoro di Jodice manca del tutto. Lo stesso atteggiamento nei confronti della fotografia: per Tina Modotti è di documentazione immediata del reale, volutamente militante, per Jodice, c’è stata una stagione militante negli anni ’70, ma non è questa. Siamo agli opposti, ma questi ci fanno capire la ricchezza della fotografia” spiega il curatore della project room.
“Con Mimmo Jodice, c’è un lavoro molto lirico sulla neve con spazi molto dilatati, ma Jodice ha anche una carriera dei cosiddetti bassifondi napoletani, del racconto degli ultimi. Per me ha dei parallelismi molto forti con Modotti, perché ha avuto una stagione comunque dedicata all’impegno civile. Curioso che stiano vicini, pur avendo due stili diversi, in una comunità di intenti” conclude Costantini.
Entrambe le mostre sono aperte fino al 2 febbraio.
Per info: www.camera.to