Economia e lavoro - 02 ottobre 2024, 15:28

Stellantis, Mirafiori resta un nervo scoperto: "Cinque giorni di lavoro a luglio, 9 a settembre. Siamo al Profondo Rosso"

Uliano (Fim Cisl): "Il 18 ottobre vogliamo dare una sveglia al Governo: rischiamo impatti occupazionali enormi. Non possiamo aspettare il 2025 per la 500 ibrida".

Restano forti le perplessità sul presente e sul futuro di Mirafiori in ottica Stellantis

L'ultima secchiata d'acqua fredda è arrivata nella giornata di martedì, con l'annuncio di un nuovo prolungamento dello stop produttivo (e relativa cassa integrazione). Mirafiori ormai è più ombre che luci, soprattutto dal punto di vista dei sindacati, che oltre a temere per il prolungato stop all'attività delle Carrozzerie si ritrovano in un momento di difficoltà che riguarda tutta la manifattura.

Neanche mezzo milione di vetture

L'ultimo campanello d'allarme a risuonare è quello di Fim Cisl, che fa leva sugli ultimi numeri legati alle produzioni negli stabilimenti italiani di Stellantis. Cifre da profondo rosso, sia per la realtà che tratteggiano, sia per il sentimento che incutono in chi li legge. "Nei primi nove mesi del 2024 - dice Ferdinando Uliano, segretario generale Fim Cisl - le autovetture segnano un -40,7% e i veicoli commerciali un -10,2%. In termini assoluti, siamo a 387.600 unità contro le 567.525 del 2023. E per la prima volta il segno negativo accompagna tutti gli stabilimenti italiani del Gruppo: la proiezione annuale è sotto i 500mila veicoli, una situazione che non si è mai vista nel nostro Paese. L'obiettivo di arrivare a un milione di veicoli nel 2030, come impegno assunto da Stellantis, si allontana sempre di più".

Lo sciopero del 18 ottobre con Fiom e Uilm

Ecco perchè lo sciopero del 18 ottobre, non più unitario come nei mesi scorsi a Torino, ma comunque al fianco di Fiom e Uilm. "Bisogna dare una svegliata al Governo, ma anche all'azienda: bisogna rilanciare un settore fondamentale per la nostra economia e per la nostra società. Altrimenti ci saranno impatti occupazionali enormi per i nostri stabilimenti".

Tracollo a Mirafiori

Dunque, anche Pomigliano d’Arco e Atessa cedono il passo (dopo una prima metà di 2024 positivo), mentre per Mirafiori la situazione si protrae nella sua difficoltà. "Il calo è di oltre il 68%, con 22.240 unità rispetto alle 70.365 rilevate nel 2023. Anche in un calo così generalizzato, il 91% dei volumi dello stabilimento torinese, pari a 20.210, sono rappresentati da 500 Bev, il restante è rappresentato dalle produzioni Maserati con 2.030 unità. Ben lontane dalle 41mila unità prodotte nel 2017, anno di punta delle produzioni Maserati". E il futuro potrebbe essere pure peggio. "La situazione è in peggioramento e per i prossimi mesi non si vedono segnali di miglioramento. La flessione del mercato ha fatto perdere alla 500 Bev oltre due terzi delle produzioni rispetto alle 63.400 unità prodotte fino a settembre 2023".

Quattordici giorni di lavoro in tre mesi

L'effetto è il boom di cassa integrazione: "Dal 19 febbraio, nei giorni in attività, si è utilizzato l’ammortizzatore sociale coinvolgendo mediamente il 35%-40% dei 1.050 lavoratori sulla linea della 500 Bev. Nei primi sei mesi si è fatto inoltre ricorso a degli stop produttivi di 45 giornate, 19 nel primo trimestre e 26 nel secondo, che hanno coinvolto sia la linea della 500 Bev che quella di Maserati. La situazione è ulteriormente peggiorata nel 3° trimestre: fermo totale nel mese di agosto, mentre a luglio si sono lavorati cinque giorni e a settembre nove. La comunicazione di ieri (1 ottobre) di allungare di altre 3 settimane e per tutto il mese di ottobre la durata del CDS evidenzia ulteriormente una situazione in peggioramento".

La situazione è il risultato di una ricetta che ha tra i suoi ingredienti il ritardo nel lancio degli eco-incentivi partiti a giugno, ma ha pesato anche la mancanza degli eco-incentivi in altri Paesi europei. "Sulla linea Maserati la situazione della produzione è critica. Sul fronte produttivo si sono raggiunte le 2.030 unità, -70% rispetto al 2023. E' grave perché è una produzione che ha sempre garantito ampi margini", dice ancora Uliano. "Negli anni migliori nel 3° trimestre Maserati raggiungeva oltre le 41.210 unità (anno 2017). Oltre ai 65 giorni di stop produttivo nel primo semestre, si sono aggiunti altri 36 circa nel 3° trimestre più la fermata per ferie collettive. Dal 3 aprile fino al 31 dicembre 2024, quando non è fermo lo stabilimento, viene utilizzato il Contratto di Solidarietà per circa 968 lavoratori in base agli ordinativi da evadere. E' stato sbagliato spostare il lancio della Quattroporte dal 2025 al 2028: si tiene fuori dal mercato una macchina simbolo per Maserati. Lo stesso vale per Levante, spostato al 2027".

Cosa fare del Tridente?

Dallo spostamento della produzione Maserati da Grugliasco (ex Bertone) a Mirafiori, i dubbi sul futuro del marchio - almeno a Torino - stanno montando. "È indispensabile comprendere da Stellantis quale strategia vuole adottare per Maserati, su modelli e volumi. Con le iniziative e la manifestazione che abbiamo messo in campo, è stato importante costringere Stellantis ad assegnare allo stabilimento di Mirafiori entro la fine del 2025 un modello come la 500 ibrida. Un’auto con potenzialità di volumi importanti che può assicurare il mantenimento della missione produttiva di Mirafiori come stabilimento di assemblaggio auto. È necessario cercare di anticiparne i tempi di lancio e produzione". E ancora: "Chiediamo che venga portata anche in Italia la piattaforma Small, che permette di produrre modelli più di massa: solo in questa maniera si possono fare volumi. La capacità di reddito medio bassa del potenziale cliente rischia di non trovare una risposta adeguata", conclude Uliano.

Comau: rischio perdita del controllo

Tra i timori che orbitano nell'universo Stellantis c'è poi Comau: "Sapevamo dello spin off, ma speravamo che fosse sul modello Ferrari, cioè con il conrollo che rimaneva nelle mani di Stellantis. Con la cessione, invece, del 50,1% delle quote il nostro timore è che si tratti solo di un primo passo in un processo di disimpegno che potrebbe diventare ancora più pronunciato". "Stiamo insistendo verso il Governo Italiano affinché eserciti al meglio la propria azione al fine di contrastare tale operazione per ottenere tutte le garanzie industriali e occupazionali di questa importante azienda".

Teksid "a scadenza"?

Per quanto riguarda invece Teksid, sono attualmente 1.064 i lavoratori presenti nella fonderia di Carmagnola, di cui 177 somministrati e 110 distacchi da Pratola Serra, Melfi e Cassino. Le produzioni sono tutte dedicate alla componentistica, testa cilindro e basamento, relativa ai motori endotermici. "Quindi è destinata ad un ridimensionamento all’avvicinarsi del 2030. La maggior parte dei particolari attualmente in produzione sono a fine vita. Nell’ultimo incontro l’azienda ha ribadito che rimane il Polo di eccellenza dell’alluminio del Gruppo con l’obiettivo di compensare le produzioni in fase di riduzione, con nuove produzioni di componentistica più leggera richiesta dalle trasformazioni in corso nelle autovetture elettriche. Per questo motivo ritiene che non ci siano delle problematicità nel breve termine, ma per noi è indispensabile un monitoraggio continuo e di verifica rispetto ai reali impatti occupazionali e soprattutto per avere risposte certe rispetto alle prospettive future".