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Cultura e spettacoli | 23 settembre 2024, 15:53

Peter Greenaway, l'ossessione per la Mole e l'amore per Torino: "Città straordinaria, vorrei sempre tornare"

Il regista gallese riceverà il premio di riconoscimento del Museo del Cinema e terrà una live performance: "Il cinema di oggi ripetitivo e noioso, deve reinventarsi"

Peter Greenaway, l'ossessione per la Mole e l'amore per Torino

Peter Greenaway, l'ossessione per la Mole e l'amore per Torino

“Il prossimo film? Sarà tutto sul tema della morte” così il regista, artista e scrittore gallese Peter Greenaway racconta il suo nuovo progetto, dall’eloquente titolo, Lucca Mortis. 

Un’opera in corso di produzione che parla del significato della morte, della sua utilità e del nostro controllo su di essa. Protagonista è un giornalista americano, interpretato da un 87enne Dustin Hoffman, che torna alle proprie radici e alla sua città natale, Lucca.

Anni fa, il regista affermò di volersi suicidare una volta giunto alla soglia degli 80 anni. Ora che ne ha compiuti 82, il gesto estremo è stato messo da parte. “È stato per codardia, non ho avuto il coraggio perché è doloroso e non volevo provare dolore. Tuttavia, ritengo che gli esseri senzienti dovrebbero avere un piccolo coinvolgimento nella propria dipartita. È un argomento dibattuto questo, pensiamo all’eutanasia. La parola è diventata parte della vita contemporanea. Se ne parla ovunque anche in Parlamento. Un vocabolario comune e spero che con il mio film possa essere parte di un glossario contemporaneo perché ne dovremmo parlare tanto quanto negli ultimi trent’anni abbiamo parlato di sesso”.

“Sono interessato al tema della morte, dei nuovi inizi, delle rinascite, ma anche della vecchiaia, non so nemmeno quanto sia comune realizzare un film sugli anziani” scherza il regista, ospite a Torino del Museo del Cinema per una due giorni di eventi che si svolgeranno alla Mole. Un edificio che lo ispira e lo “ossessiona” da tempo. A tal proposito, Greenaway presenterà il libro, 100 Disegni della Mole, a cura di Domenico De Gaetano.

La Mole, il pinerolese, la città di Torino 

“In inglese, non abbiamo una traduzione corretta per la Mole. Quello che è interessante per me non è solo la sua forma eccentrica, ma anche le sue origini come sinagoga. Solo anni più tardi fu usata come Museo del Cinema, una realtà difficile da immaginare che niente ha a che vedere con la sua concezione originale. Il cinema è un fenomeno che si muove costantemente quindi è difficile per me pensare a una struttura che lo racconti, eppure la Mole ci riesce”.

“Penso che Torino sia una città straordinaria soprattutto dal punto di vista architettonico. Sono molto grato a Domenico De Gaetano per avermi presentato questa città che non conoscevo e dove vorrei continuare a tornare”. 

Non solo la Mole e Torino, ma tutto il Piemonte in questi anni è stata una piacevole scoperta. Dalla Reggia di Venaria, per cui ha realizzato il progetto che racconta gli abitanti settecenteschi della residenza sabauda, fino alla pianura pinerolese, in cui ha girato delle scene del film sulla vita dell’artista Constantin Brancusi. “Brancusi era molto povero, si è spostato dalla Romania a Parigi a piedi, impiegandoci 18 mesi. Non ha tenuto un diario di viaggio, quindi all’epoca ho voluto reinventare il suo percorso, prevedendo un passaggio anche dal Piemonte”.  

Il cinema di oggi secondo Greenaway 

Per Greenaway, il “cinema è letteratura illustrativa, ma dovrebbe essere più autonomo e originale. Per quanto riguarda il cinema italiano in particolare, c’è stato quello che parte da La Dolce vita all’Ultimo imperatore, caratterizzato da una grande eccitazione imprenditoriale che poi è sparito, non so come abbiate fatto a perderlo”.  

“Man mano che invecchio si riduce il numero di investitori, sto così tornando alle mie radici da scrittore. I film nascono con le parole purtroppo, non dalle immagini. Pensiamo solo a Dune, un film noiosissimo, eppure due grandi registi cercano di rendere in illustrazioni le parole”. 

Il cinema di oggi secondo il regista, deve continuare a reinventarsi. “Non pensate che sia noioso? La maggior parte del cinema è deliberatamente ripetitivo perché il sistema ha capito che arrivano soldi dalla ripetizione. Quindi sì, c’è la necessità di reinventarlo”. 

L'enigma dell'Intelligenza Artificiale

E sull’influenza dell'Intelligenza Artificiale commenta: “Sono molto curioso su come si ripercuoterà sui miei film, sui miei dipinti e sulla mia scrittura, ma non ho ancora una comprensione completa della cosa. Nessun di noi ce l’ha, per quanto Trump dica di conoscere tutto a riguardo”. 

 


 

 

Chiara Gallo

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