Politica - 22 settembre 2024, 11:06

Liste d'attesa, Nursind attacca la Regione: "Per abbatterle usa i soldi destinati agli infermieri"

Il segretario generale Coppolella: "Hanno utilizzato fondi che invece servivano a sopperire alla carenza di personale"

Nursind punta il dito contro la Regione per la gestione dei fondi della Sanità

Liste d'attesa, la polemica non si placa. Secondo il sindacato professionale di Nursind, infatti, la Regione non avrebbe mantenuto le promesse e avrebbe utilizzato dei fondi che, invece, sarebbero dovuti essere destinati ad altro.

A dirlo è lo stesso Francesco Coppolella, segretario regionale di Nursind Piemonte: "La regione Piemonte non ha destinato le risorse previste dalla Legge di bilancio per garantire i piani operativi per l’abbattimento delle liste di attesa". E spiega: "La finanziaria del dicembre 2023 autorizzava le Regioni a utilizzare una quota non superiore allo 0,4% del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard, per un ammontare di 520 milioni a livello nazionale. Parliamo dei 25 milioni annunciati più volte che la regione avrebbe dovuto destinare alle aziende per remunerare le prestazioni utili all’abbattimento delle liste di attesa".

E invece, dice ancora Coppolella, "Per garantire i piani operativi per l’abbattimento delle liste di attesa la Regione ha pensato bene di utilizzare altre risorse che la stessa Legge di bilancio aveva invece messo a disposizione per un altro motivo, la carenza di personale, ossia quelle per valorizzare e incentivare prestazioni aggiuntive rese oltre l’orario di lavoro, incrementando la tariffa oraria a 60 euro, per un ammontare di 80 milioni di euro per il personale del comparto, circa

6 milioni per il Piemonte. Risorse oltretutto finanziate per un triennio 2024-25-26".


Una scelta che non è piaciuta al sindacato: "Certamente un notevole risparmio realizzato sottraendo di fatto risorse destinate prevalentemente agli infermieri che erano finalizzate a remunerare maggiormente il sacrificio e la disponibilità a rendere prestazioni aggiuntive oltre l’orario di lavoro per sopperire alla carenza di personale, infermieri che sono costretti pertanto a farlo senza vedersi riconosciuto ciò che lo stato aveva messo loro a disposizione. Altro che valorizzazione e incentivazione se poi ci tolgono anche quello che ci spetta".

In pratica, i soldi che dovevano finire da una parte, ora vengono deviati dall'altro. Perché, come dice il segretario Nursind, "le aziende, anche su indicazione della

stessa Regione, stanno utilizzando solo quelle dedicate alla carenza di personale per entrambi le finalità, privilegiando totalmente o prevalentemente quelle per l’abbattimento delle liste di attesa rispetto a quelle per la carenza di personale".

"Al di la della differenza di trattamento e di condizioni a secondo dell’azienda dove si opera che riteniamo elemento non condivisibile oltre che ingiusto, tutto questo non è accettabile - conclude Coppolella -. Come non lo è il fatto che un ulteriore milione e mezzo destinato agli infermieri dell’emergenza urgenza dalla precedente finanziaria per incrementare la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive, non si stato ancora ripartito e non si sa che fine abbiano fatto, nonostante un verbale di confronto tra le parti".

MSci