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Attualità | 04 settembre 2024, 08:12

Non solo suicidi e degrado, al carcere di Torino arte e teatro per alleviare la sofferenza dei giovani detenuti

Al Lorusso-Cutugno è in corso un progetto di performing art organizzato dall'associazione Avvalorado e dalla cooperativa Barbara B con la conduzione dell'attore e regista Beppe Rosso

carcere di Torino

Il caracere delle Vallette cerca nuove strade per alleviare la condizione di chi è recluso

Che la situazione delle carceri italiane sia critica è sotto gli occhi di tutti: tra suicidi e atti di violenza, acuiti dal sovraffollamento con detenuti e lavoratori esasperati dal caldo torrido dei mesi estivi, le cronache quasi quotidianamente sottolineano condizioni di vita al limite dell'impossibile. La situazione, come noto, interessa anche il “Lorusso-Cutugno” di Torino dove, però, c'è chi cerca di fare qualcosa per alleviare la sofferenza.

Teatro in carcere

Stiamo parlando, nello specifico, dell'associazione Avvalorando e della cooperativa Barbara B, che insieme portando avanti proprio nella Casa Circondariale delle Vallette un progetto di teatro che coinvolge giovani detenuti: l'idea parte da un'indagine realizzata nel 2022 (“Giovani dentro e fuori” a cura di Monica Cristina Gallo e Cecilia Blengino, ndr). Il documento mette in evidenza come gli stessi siano più vulnerabili anche perché inseriti in un sistema scarsamente riabilitativo, poco votato alla relazione e povero di iniziative culturali: “Questa proposta - sottolineano i promotori - prende forma dalla constatazione di un insieme di emergenze e di urgenze che hanno a che fare con la condizione dei giovani adulti detenuti: all’interno del carcere, infatti, sperimentano una condizione di isolamento e atomizzazione che andrebbe sanata. Chi necessiterebbe di specifiche attenzioni, infatti, risulta destinatario dello stesso trattamento dedicato alle persone adulte, caratterizzato da tempo vuoto e sofferenza”.

I benefici sui giovani detenuti

A quanto appena descritto si aggiunge un'altra riflessione, che considera fondamentali i benefici dell'iniziativa alla luce delle caratteristiche dell'attuale offerta culturale: “I percorsi – proseguono – offerti all'interno del carcere, per quanto essenziali, spesso non permettono ai giovani detenuti di raggiungere livelli soddisfacenti di realizzazione personale perché non aderiscono alle loro aspirazioni ed inclinazioni. I percorsi educativi, al contempo, non sono in grado di mettere in discussione la loro interpretazione della realtà e la loro definizione del sé, impedendo la costruzione collettiva di nuovi modelli di significazione del mondo”.

Il laboratorio con Beppe Rosso

Il laboratorio di performing art, di durata biennale, è iniziato lo scorso 12 aprile ed è andato avanti tutta l'estate a cadenza settimanale (gli incontri durano 2 ore) coinvolgendo una media di 7/8 partecipanti inseriti nel Padiglione B di età compresa tra 18 e 25 anni. La conduzione è stata affidata al regista e attore teatrale Beppe Rosso e dalla psicologa Eloisa Cotza in collaborazione con gli operatori Alessandro Di Mauro, Yuri D’Agostino, Raffaele Musella, Monica Battaglia e Carolina Dardano: “L'obiettivo – concludono – concreto è quello di portarli in scena in un teatro torinese, mentre quello più ambizioso sarà quello di risvegliarli emotivamente affinché possano sentire il proprio 'dentro', riuscire ad aderirvi e farlo risuonare 'al di fuori'. Portarli alla ribalta potrebbe anche riconciliarli con la comunità locale”.

Ulteriori sviluppi

Ma non finisce qui, perché per il futuro è stata presentata una proposta per dipingere un murale all'interno del padiglione femminile con il coinvolgimento delle detenute; l'opera verrebbe realizzata con la collaborazione del Museo d'Arte Urbana di Torino e la supervisione dell'artista Francesca Nigra.

Marco Berton

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