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Attualità | 26 agosto 2024, 17:44

Un eco camping ‘pinerolese’ dove il terremoto devasta il Marocco

Il complesso, sorto al posto di un rifugio, è stato ideato dalle associazioni Cip di Torre Pellice e Handifilm di Rabat

L’inaugurazione del camping

L’inaugurazione del camping

Il terremoto devasta un rifugio di montagna, ma la solidarietà permette di creare ‘R.E.S.T. O’, un eco camping solidale strettamente legato al Pinerolese.

Il complesso si trova tra i monti dell’Atlante e l’idea di realizzarlo nasce dalla necessità di offrire una risposta immediata e concreta alla devastazione causata dal sisma marocchino dell’8 settembre scorso. A unire le forze per tradurre in realtà il progetto sono le associazioni ‘Cip - Cinema Inclusione Partecipazione’ di Torre Pellice e Handifilm di Rabat, capitale della nazione.

“Il nome sta per ‘Résilient Eco-Camp Solidaire Toubkal Ouirgane’” come spiega Marco Ramotti presidente di Cip, ma ha anche un significato nascosto: “Se letto in italiano, R.E.S.T.O significa ‘rimango’ o ‘resto qui’, incarnando l’idea di resilienza e di legame con le proprie radici”.

Il progetto non è stato facile: “Inizialmente, ci siamo chiesti se fosse possibile pensare a una ricostruzione del rifugio, ma non era fattibile per due motivi: i fondi raccolti non erano sufficienti per un fabbricato in muratura, e il tempo necessario per una tale opera sarebbe stato comunque troppo lungo. È così che è nata l’idea del camping” spiega Ramotti. 

La raccolta è partita subito dopo il terremoto, con eventi, proiezioni dei propri film, incontri, cene…

Grazie a queste attività, Cip ha raccolto più di 7.000 euro, oltre a donazioni come le tende.

Fornite in parte dall’Italia e in parte acquistate localmente, le tende possono ospitare fino a 24 persone: “Sono stati realizzati bagni accessibili anche alle persone con disabilità e una cucina in legno, rendendo il campeggio un vero e proprio rifugio accessibile a tutti”. L’accesso è aperto a tutti, dalle associazioni di escursionismo alle famiglie e ai singoli visitatori.

La gestione è affidata ai titolari del vecchio rifugio, una famiglia composta da Ahmed, Fatima e Said, che hanno dimostrato una straordinaria capacità di resilienza e che rappresentano R.E.S.T.O. in tutto il suo significato: “Quando Ahmed è rimasto con la gamba sotto le macerie, viveva nella tenda della protezione civile, dove vive tuttora. Non voleva riprendere l’attività – rivela Ramotti –. Gli abbiamo proposto di aiutarlo ed in poche settimane è ripartito con una volontà di ferro. All’inaugurazione del 19 maggio ballava, anche se con una stampella, mentre ci dedicavano canti e danze berbere”.

Miriam Hamdi

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