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Attualità | 24 agosto 2024, 18:52

Da Pinerolo a un orfanotrofio del Benin: “Un’esperienza indimenticabile”

L’assistente sociale Chiara Moliterni ha collaborato con l’Ong Anan fondata da un’altra pinerolese, Elisa Zaccagna, per creare un ‘ponte’ tra lo Stato africano e l’Italia

Chiara Moliterni accompagna i bimbi a scoprire il mare

Chiara Moliterni accompagna i bimbi a scoprire il mare

Ha lavorato in un orfanotrofio in Benin e ha accompagnato i bimbi a vedere per la prima volta il mare. Chiara Moliterni, 34 anni, di Pinerolo è attualmente assistente sociale per l’Unione dei comuni di Moncalieri, Trofarello e La Loggia, e, grazie a Elisa Zaccagna, originaria di Riva di Pinerolo e fondatrice nel 2023 della Ong Anan, ha vissuto un’esperienza di volontariato in Africa.

“Nel 2014, a seguito di un viaggio in Kenya, dove visitai molti villaggi, iniziai a maturare l’idea di fare un’esperienza di volontariato. In me non si è mai spento questo desiderio. A febbraio, nell’ottica di ampliare non solo il mio bagaglio personale ma soprattutto quello lavorativo, mi sono messa in contatto con l’educatrice Zaccagna e ho preso il biglietto aereo per il Benin e dopo tre settimane ero già lì”. Grazie a lei è entrata in contatto con un piccolo orfanotrofio: Le Bon Arbre, una realtà che ospita 19 minori, 9 femmine e 10 maschi, da 1 a 15 anni.

L’orfanotrofio si trova a Pahou, nel sud del Benin ed è stato fondato e finanziato da un pastore protestante del Texas. Attualmente gestito da un pastore camerunense con sua moglie e da una coppia beninese, insieme a loro collaborano anche una cuoca e un’assistente sociale.

Le giornate al Bon Arbre

Le giornate dei bambini sono scandite dalle lezioni a scuola dove studiano francese, matematica, educazione sociale, tecnica e sportiva. Successivamente rientrano nella struttura dove svolgono i compiti e dedicano del tempo al gioco.

Le Bon Arbre accoglie bambini e ragazzi con situazioni familiari complesse, sono poveri o sono stati abbandonati. L’obiettivo è restituirgli un presente più sereno e un futuro più stabile.

Durante il mese di permanenza Moliterni ha svolto diverse attività che scandivano la quotidianità all’interno dell’orfanotrofio: andava a prendere i bambini a scuola, dava una mano nella consegna dei pasti per le famiglie più bisognose e intratteneva i bambini attraverso giochi di gruppo, insegnandogli anche qualche parola in inglese, essendo il francese la lingua ufficiale del paese.

“Mi sono sentita subito a casa all’interno dell’orfanotrofio. Al mattino quando i bambini erano a scuola, grazie all’aiuto della loro assistente sociale, leggendo i loro report, ho approfondito e studiato i differenti casi e, conoscendo i servizi sociali della zona, mi sono maggiormente informata sulla gestione e organizzazione degli orfanotrofi beninesi” racconta.

“Come assistente sociale, qui in Italia, ho da sempre lavorato principalmente con i minori e spesso mi è capitato di interfacciarmi con famiglie straniere appartenenti a una cultura totalmente diversa dalla nostra. In questi casi valutare la loro capacità genitoriale non è sempre semplice, bisogna stare attenti a non commettere l’errore di fare una valutazione basandosi esclusivamente sugli standard e parametri del nostro sistema culturale. L’obiettivo dell’esperienza era un po’ questo: capire meglio la loro cultura e il loro modo di vivere, provando a mettermi anche in un’ottica differente” sottolinea Moliterni, che ritiene che, in questo modo, si possano creare le basi per un’integrazione basata sul dialogo e l’aiuto, evitando una forma di assistenzialismo e permettendo lo sviluppo di nuclei familiari autonomi.

L’aiuto ai bisognosi

La stessa cosa che si prova a fare anche nell’orfanotrofio Le Bon Arbre che oltre all’assistenza dei bambini aiuta le persone in difficoltà, fornendo loro cibo, soldi e medicinali con l’obiettivo di cercare di renderli autonomi.

“È difficile spiegare questo tipo di esperienza, a volte le parole distraggono da ciò che è davvero importante. Custodirò nei miei ricordi tutti i momenti vissuti e conserverò nel mio cuore sicuramente il ricordo della giornata in spiaggia organizzata insieme all’Ong Anan. è stata un’esperienza indimenticabile, abbiamo portato i bambini per la prima volta al mare, non l’avevano mai visto” rivela commossa.

La sua esperienza può essere vissuta anche da chi non è del settore, ma ha voglia di mettersi in fioco come volontario e collaborare con l’Anan, nata per fare da tramite e creare uno scambio continuo tra l’Italia e il Benin, come dice il nome stesso dell’Ong che tradotto significa ‘ponte’.

Per chi volesse fare da “ponte”, approfondire la conoscenza dell’Ong, essere aggiornati sui progetti in corso o saperne di più per un’ipotetica esperienza di volontariato, può contattare il numero +39 340 0583481 oppure mandare una mail a ong.anan.benin@gmail.com.

Inoltre è possibile visitare questo blog.

Asia Morosinotto

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