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Attualità | 22 agosto 2024, 17:37

Superga, l'appello dei residenti a chi gestirà l'ex fabbrica: “Destinare uno spazio ai cittadini”

Il Comitato Dora Spina 3 ha scritto una lettera all'assessore Tresso e all'assessore Purchia per chiedere attenzione al partenariato pubblico-privato che gestirà la struttura dopo il bando

fabbrica

Il Comitato Dora Spina 3 ha scritto una lettera

"Uno spazio libero per i cittadini”: è questa la richiesta, molto semplice, fatta dal Comitato Spina 3 alla Città di Torino per l'ex Superga di via Verolengo 28.

La lettera alla Città

Il gruppo di cittadini ha scritto una lettera all'assessore al verde pubblico Francesco Tresso e alla pari grado alla cultura Rosanna Purchia per chiedere attenzioni in vista dell'assegnazione in comodato d'uso per 20 anni, ad un partenariato pubblico-privato, dell'ex fabbrica di scarpe: “In questa logica - si legge nel documento – e conseguentemente alla storia della fabbrica e al fallimento della sua destinazione sociale pubblica, chiediamo al vincitore del bando di destinare alcuni locali dell'edificio a tutti i cittadini: questi spazi, disponibili in orari da stabilire, dovrebbero avere una frequentazione gratuita per svolgere attività libere, sociali, aggregative e culturali, non a scopo di lucro”.

Le motivazioni

Il tutto alla luce dei diversi progetti mai andati in porto nel corso degli ultimi 20 anni: “La parte rimasta del Comune - proseguono – doveva essere destinata ad un poliambulatorio sanitario mai realizzato, così come la successiva ipotesi di una residenza per anziani su cui il nostro Comitato aveva chiesto la destinazione di almeno il 10% dei posti letto ad anziani in condizioni di fragilità socio-economica. La programmata concessione dell'ex fabbrica dovrebbe tenere conto del fatto che la stessa era dedicata a servizi pubblici per il quartiere, come previsto dal Piano Regolatore”.

Una “ricompensa”

Questa soluzione tardiva verrebbe vissuta come un piccolo risarcimento: “Sarebbe - concludono – una parziale ricompensa per le delusioni vissute dalla cittadinanza e per il notevole impiego di risorse pubbliche, oltre che un piccolo contributo alla carenza di strutture aggregative e culturali pubbliche destinate alle migliaia di residenti della zona”.

Marco Berton

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