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Attualità | 13 agosto 2024, 18:20

Fermò l’ultimo telaio di Pralafera: Grand racconta di quando il cuore industriale della Valle smise di battere

Era l’ultimo assistente addetto alla manutenzione dei macchinari rimasto in servizio nel 1965, quando la Mazzonis chiuse

Stefano Grand, l’uomo che spense i telai a Pralafera

Stefano Grand, l’uomo che spense i telai a Pralafera

È l’uomo che ha silenziato ad uno ad uno gli ultimi telai di Pralafera e ancora oggi si commuove al ricordo. Il torrese Stefano Grand rievoca con sicurezza data e ora in cui fermò l’ultimo macchinario della Mazzonis, lo stabilimento tessile lusernese. Ciò che non ricorda con precisione invece è il discorso che si sentì in dovere di improvvisare davanti ai pochi dipendenti rimasti nell’azienda prossima alla chiusura.

“Erano le 11,05 del 10 giugno del 1965 quando staccai l’alimentazione all’ultimo telaio in azienda, fermandolo. Eravamo sei in tutto quel giorno in fabbrica, ma l’emozione era tra noi così forte che mi sentii in dovere di fare un discorso davanti agli altri: non ricordo più esattamente le parole che usai sul momento ma volevo condividere il momento storico. Toccava a me, infatti, portare il silenzio in un luogo dove ormai battevano da più di cent’anni i telai”. Costruita nel 1850, e diventata successivamente proprietà della Manifattura Mazzonis, la fabbrica di Pralafera, assieme alla Stamperia di Torre Pellice, hanno sostenuto il tessuto economico della Val Pellice fino agli anni Sessanta, quando culminò la crisi. “La Mazzonis è arrivata a dare lavoro a circa 5.000 persone e una buona metà solo negli stabilimenti della Valle – ricorda Grand –. I telai in funzione erano 1.088 e non ce n’è uno solo in cui io non abbia messo le mani”. Lui, infatti, era un assistente: doveva intervenire in caso di guasto: “Le tessitrici avevano a disposizione due bandierine: una gialla da alzare quando il mio intervento era richiesto perché si era rotto il filo, e una rossa, quando il guasto riguardava il telaio” spiega. La bandierina, in realtà, era un pezzetto di legno colorato e c’erano dei reparti in cui gli operai la alzavano con timidezza: “Non nei reparti seguiti da Stefano invece. Quando c’era un problema lui si presentava subito” ricorda Vera Fenouil al telaio dal 1956 al 1961.

Toccò a lui spegnere i macchinari perché era rimasto l’ultimo assistente di Pralafera e aveva messo mano agli ingranaggi di buona parte dei telai, tanto da perderci un dito a metà degli anni Cinquanta. L’incidente sul lavoro non gli impedì di continuare a fare il suo mestiere che si era conquistato poco per volta. “Entrai a Pralafera il 1° dicembre del 1951 e feci un po’ di tutto – racconta –. All’inizio mi mandarono anche a fare il fieno per le mucche della famiglia Mazzonis da cui veniva poi munto il latte che si facevano recapitare ogni mattina a Torino”. Poi gli toccò la mansione di aiutante dell’assistente per diventare a tutti gli effetti assistente. Dopo la chiusura di Pralafera trovò lavoro alla Michelin di Cuneo dove rimase fino al 1983.

Novantaquattrenne e ospite della casa di riposo Miramonti di Villar Pellice, ancora oggi gli si gonfiano le lacrime negli occhi quando evoca il 10 giugno del 1965: “Eravamo in pochi quel giorno a Pralafera ma sapevamo di assistere a un momento storico per la Valle. I telai non sarebbero più tornati a battere”.

Elisa Rollino

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