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Attualità | 13 agosto 2024, 17:26

Caldo e sovraffollamento, situazione critica al carcere di Torino: “Qui non si rieduca, si produce insicurezza”

Un gruppo di avvocati, parlamentari e rappresentanti di associazioni ha visitato il “Lorusso-Cutugno” chiedendo provvedimenti immediati: “Costituzione violata, intervenire subito”

Caldo e sovraffollamento, situazione critica al carcere di Torino: “Qui non si rieduca, si produce insicurezza”

Una delegazione di avvocati, parlamentari e rappresentanti di associazioni, questa mattina, ha visitato la Casa Circondariale "Lorusso-Ctugno" di Torino per accertarsi delle condizioni dei detenuti e del personale alla luce dei suicidi, degli atti autolesivi, delle aggressioni e più in generale dei momenti di tensione avvenuti nei primi mesi del 2024. La visita è stata promossa dal Dipartimento Carcere del Movimento Forense insieme all’associazione Nessuno Tocchi Caino e alla Camera Penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte occidentale e della Valle d’Aosta con il sostegno del Consiglio dell’Ordine forense di Torino.

La situazione

All'ordine del giorno la situazione critica che tutta la popolazione carceraria sta vivendo a causa del sovraffollamento (con 1500 persone attualmente detenute a fronte di una capienza di circa 1100 posti) e dell'eccessivo caldo di quest'estate simbolo della crisi climatica: “Ci hanno fatto visitare - ha sottolineato il vice-presidente della Camera Penale “Vittorio Chiusano” Maurizio Basile – solo una sezione del padiglione B, a detta dei detenuti una delle più tranquille, senza la possibilità di recarci in quella più difficile, ufficialmente a causa di alcuni momenti di tensione. Purtroppo abbiamo constatato che gli ingressi in carcere non sono destinati ad esaurirsi e andranno ad aggravare le condizioni di degrado, con almeno 2 persone costrette a convivere in celle di 9 metri quadrati spesso assediate dagli scarafaggi; qui si viola anche la Costituzione, che stabilisce come la pena debba puntare alla rieducazione del condannato”.

L'analisi politica di Rossomando e Conticelli

Ad analizzare politicamente la situazione è stata la vice-presidente del Senato Anna Rossomando: “Confermiamo – ha commentato – le condizioni di invivibilità del carcere, indipendentemente dalla buona volontà e dagli sforzi fatti per migliorare la struttura. A questo si aggiunge la carenza di personale, con gli agenti di polizia penitenziaria sotto organico di 200 persone: se la situazione di una sola struttura è questa, le 500 più 500 unità promesse dal Governo sono solo acqua fresca e non bastano per far fronte a questa grave situazione”.

Rossomando ha poi suggerito alcune soluzioni: “Quelli che escono effettivamente dal carcere - ha proseguito – sono molti meno rispetto a quelli che ne avrebbero diritto: per questo occorre lavorare sulle pene alternative, sulla liberazione anticipata come richiesto con la 'proposta Giachetti' e sulle misure di alleggerimento come quelle attuate durante il Covid-19 rinforzando la detenzione domiciliare. Servono interventi urgenti perché un carcere così può solo produrre insicurezza”. A rincarare la dose ci ha poi pensato la consigliera regionale del PD Nadia Conticelli: “Andrebbe - ha dichiarato – raso al suolo e rifatto completamente, perché non hanno più effetto nemmeno gli interventi di derattizzazione”.

Il commento di Maria Grazia Grippo

Della delegazione ha fatto parte anche la presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo: "Agosto - ha commentato - è sempre un mese difficile nei luoghi di sofferenza e fragilità perché piccole incomprensioni, come al momento della consegna settimanale della spesa, a causa dell'esasperazione possono trasformarsi in momenti di tensione. È apprezzabile, però, lo sforzo umano dimostrato dalla direttrice e dalla responsabile educativa per non lasciare tutto nell'indifferenza".

Grippo si è poi soffermata sulla necessità di migliorare le condizioni di detenzione in una struttura sovraffollata: "Ci sono - ha proseguito - importanti lavori di ristrutturazione sulle docce e i segmenti più ammalorati e si sta pensando almeno al condizionamento degli spazi comuni, ma occorre programmare una manutenzione ordinaria e straordinaria; il polo sanitario, ad esempio, è un punto di riferimento nazionale, ma trova posto in sale piccole e quindi inadeguate".

 
La denuncia dell'Osapp: "Disordini e momenti di tensione nei Padiglioni B e C. I detenuti sono coinvolti in proteste continue, violenze e aggressioni"

La visita nei padiglioni detentivi B e C non ha potuto avere luogo a causa di disordini e momenti di tensione (al pad. C egregiamente gestiti dal Coordinatore e dal personale di Polizia penitenziaria cola’ di servizio) provocati dai detenuti.

A segnalarlo è il Segretario Generale dell'OSAPP Leo Beneduci, che ha dichiarato:

"Da tempo, come sindacato, denunciamo che la situazione presso il carcere di Torino è ormai ingovernabile, un contesto che risulta inaccettabile sia per il personale di Polizia penitenziaria che per i detenuti. Dobbiamo constatare che sembra esserci una precisa volontà dell’amministrazione di mantenere lo status quo e di non intervenire per migliorare la situazione. Il carcere di Torino è privo di un comandante di reparto titolare, il che significa che il personale non ha punti di riferimento chiari nelle proprie attività, soprattutto dal punto di vista organizzativo, rendendo estremamente difficile la gestione delle emergenze. Il fatto che parlamentari e delegazioni oggi non abbiano potuto accedere ai padiglioni a causa dei disordini e dei momenti di tensione dimostra ulteriormente che il carcere di Torino è diventato una vera e propria 'zona franca', dove i criteri di funzionalità e legalità non vengono rispettati. Da tempo ci chiediamo, senza ricevere risposte dalla politica, perché si continui a permettere che le carceri restino in queste condizioni. Le strutture sono gestite da figure che non possiedono le competenze necessarie e che, purtroppo, sembrano non avere interesse a migliorare la situazione. La politica governativa in materia di carceri è inefficace: si approvano norme che poi non trovano applicazione pratica, e non c'è nessuno nell’amministrazione penitenziaria, tra coloro che sono lautamente retribuiti, che sappia esprimere idee innovative o immaginare una politica penitenziaria diversa.
Tutto questo, ovviamente, a discapito del personale di Polizia penitenziaria.
Torino rappresenta uno degli esempi più eclatanti di disorganizzazione, assenza di riferimenti e abbandono del personale.
I detenuti, nel frattempo, sono coinvolti in proteste continue, violenze e aggressioni. Andiamo avanti così!!”

Marco Berton

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