"Tra la Champions e la Libertà" è il libro in cui Michele Padovano ha raccontato il suo calvario giudiziario, durato la bellezza di 17 anni, in cui ha dovuto combattere la partita più difficile della sua vita, quella per dimostrare la totale innocenza di fronte all'infamante accusa di essere un narcotrafficante. Una vicenda che ha ricordato ai meno giovani il calvario che affrontò negli anni Ottanta Enzo Tortora, prima che arrivasse una sacrosanta assoluzione.
Ma Michele Padovano, che si è vista stoppare quasi sul nascere una promettente carriera da dirigente per questa vicenda, è stato anche uno dei protagonisti dell'ultima Champions vinta dalla Juve nel 1996, un trionfo che lo farà restare a vita nei cuori dei tifosi bianconeri, lui che da ragazzo tifava Toro. A Padovano abbiamo chiesto di fare le carte al campionato che sta per tornare, sulle aspettative della Juve targata Thiago Motta che rientra in Europa dopo una stagione di forzata assenza.
Michele, archiviata la lunga parentesi Allegri, cosa ci si deve aspettare da questa nuova Juve?
"Io sono molto curioso e fiducioso nel tandem Motta-Giuntoli. Non a caso parlo di allenatore e direttore sportivo perché mi pare che si stiano muovendo in perfetta sintonia. Quella che non c'era tra Giuntoli e Allegri, con il primo che un anno fa era arrivato ma aveva fatto molto poco, lasciando quasi intatta la squadra che aveva trovato. Oggi invece sta rivoluzionando il centrocampo e mettendo profondamente mano alla rosa, prendendo giocatori di livello in accordo con un tecnico giovane che si è guadagnato sul campo il privilegio di allenare una grande squadra. Con Motta la Juve può avere un futuro roseo, se saprà far vedere anche a Torino il bel calcio e l'organizzazione di gioco che aveva saputo dare al Bologna".
In una sorta di griglia di partenza del campionato, la Juve parte in prima fila accanto all'Inter fresca di scudetto?
"L'Inter parte favorita perché è la squadra campione, è normale che gli addetti ai lavori la metto davanti a tutti, ma io dico che la Juve, per la sua storia e per il Dna vincente che ha dentro, deve affrontare ogni competizione con l'obiettivo di vincere o quantomeno di essere protagonista. Però dico di fare attenzione soprattutto ad un ex juventino".
Pensa al Napoli di Antonio Conte?
"Conte io lo conosco bene, può essere il valore aggiunto di questa squadra. E' in grado di dare una marcia in più a questo Napoli, che è fortissimo, anche se è reduce da una bruttissima stagione, ma aveva vinto lo scudetto l'anno prima, non nel 2015... Da qui al 31 agosto cambieranno ancora tante cose con il mercato aperto, magari perderà anche giocatori importanti, ma finora ha fatto un mercato super. E Conte, senza coppe, potendo preparare tutta la settimana la partita della domenica, è in grado di trasformare il Napoli. Il presidente De Laurentiis ha fatto non uno ma due passi indietro, ammettendo i suoi errori ma puntando sul migliore allenatore sulla piazza. Lo ripeto, attenzione al Napoli".
Il Milan e la Roma possono inserirsi nella lotta scudetto?
"Sul Milan ho molti dubbi e il mercato fatto finora non mi ha convinto del contrario. La Roma sarà attesa alla verifica di una stagione intera sotto la guida di De Rossi, che ha fatto molto bene ma adesso le aspettative sono aumentate...Se devo dire chi potrebbe inserirsi nella lotta scudetto faccio il nome dell'Atalanta. Se ne parla sempre come possibile sorpresa, ma una formazione che ha vinto l'Europa League non può essere considerata una semplice outsider. Gran bella squadra e grande allenatore".
E il Toro, invece, potrà essere la rivelazione del campionato?
"Non lo so, in tutta sincerità. Se dovessi scommettere su una sorpresa direi il Parma, che è reduce da una stagione trionfale in serie B. Il Toro ha scelto bene l'allenatore: Vanoli mi piace molto, l'ho seguito l'anno scorso in serie B, è un altro che fa giocare bene le sue squadre, che valorizza i giovani. E' un allievo di Conte, è cresciuto molto in questi anni, ma per puntare a certi obiettivi serve che la società lo sappia sostenere e aiutare sul mercato...".
L'Europa, quindi, è destinata a restare un miraggio?
"Manca ancora un mese alla fine delle trattative, c'è tempo per fare tutto, ma finora si è parlato più di cessioni che di acquisti, ad iniziare da un ragazzo di enorme talento come Buongiorno... Certo, Zapata è un grande attaccante, ci sono Bellanova e altri giocatori di valore, ma se vuoi lottare per un piazzamento europeo vuol dire stare intorno al sesto-settimo posto, confrontarsi con Roma, Lazio, Fiorentina. E queste sono squadre che fanno investimenti ben diversi da quelli del Toro... Si è alzato il livello per lottare a certi livelli e al Toro mi pare che il primo comandamento sia quello di mantenere la categoria".
Torniamo sulla Juve. A fine mese conosceremo anche le avversarie del girone di Champions: cosa ci si deve aspettare dai bianconeri in Europa?
"Cambiano i dirigenti, gli allenatori e i giocatori ma la Juve ha nel Dna quello di competere sempre per il massimo traguardo. Questa società non può dire solo di partecipare anche in Champions. L'obiettivo deve essere quello di passare la fase a gironi e magari arriva fino ai quarti. Poi se si esce contro un Real Madrid nessuno può dire nulla, ma la Juve ha l'obbligo di fare bene in ogni competizione. Mi aspetto che Thiago Motta sappia far vedere anche in Europa il bel calcio che ha in mente di predicare. E allora il salto di qualità arriverà di conseguenza, pur sapendo che ci saranno delle difficoltà, che il salto dal Bologna alla Juve è grosso: le due maglie pesano diversamente, le aspettative sono altre. Ma Motta mi pare davvero bravo".
Domanda a bruciapelo. Federico Chiesa va venduto oppure no?
"Se arriva un'offerta di 70-80 milioni, non esistono giocatori incedibili. Lo dico anche pensando a Leao del Milan. E poi lo insegna la storia della Juve, pensate a che squadra fu costruita con i soldi della cessione di Zidane con l'arrivo di Buffon, Thuram e Nedved. Con quella cifra si possono comprare due o tre grandi giocatori per migliorare la qualità e la profondità della rosa. Oltretutto finora non mi pare che Motta abbia mai detto che ci sono elementi insostituibili...".
Facciamo un passo indietro, agli Europei. Cosa ha significato la vittoria della Spagna?
"Semplice, che si vince con l'organizzazione, puntando su una certa idea di gioco, avendo il coraggio di lanciare i giovani, formandoli fin da quando erano ragazzi. Io dico che anche l'Italia ha dei talenti importanti, basta vedere i risultati recenti dell'Under 17 e prima ancora dell'Under 19, ma bisogna avere il coraggio di lanciarli e di farli giocare. Invece in molti club ci sono dirigenti con una mentalità vecchia, per non dire obsoleta, che dicono che i giovani posso sempre aspettare... A Coverciano, poi, si dovrebbe tornare a puntare sui tecnici federali, come erano stati a suo tempo i Bearzot, i Vicini, invece che inseguire l'allenatore di nome che magari non è adatto a fare il selezionatore, avendo i giocatori solo pochi giorni al mese".
Ultima domanda. Cosa farà da grande Michele Padovano?
"Dopo aver trascorso 17 anni a lottare per dimostrare la mia innocenza, ho una gran voglia di ributtarmi nella mischia. Mi piacerebbe lavorare coi giovani, mettere la mia esperienza al loro servizio, per restituire al calcio qualcosa del tanto che mi ha regalato in carriera. Ho qualche proposta sul tavolo, non lo nego, vediamo se si concretizzerà a breve".