“Vorrei avere la forma di qualcuno che sia stato curato dalla proliferazione… qualcosa che toglie il peso” così scriveva Mario Merz in un suo scritto che dà il titolo alla nuova mostra aperta fino al 6 ottobre.
Una mostra senza curatore che viene fatta ogni due anni con opere di Mario e Marisa Merz provenienti dalla collezione della Fondazione e da prestiti. Disegni, installazioni e sculture di cui alcuni inediti o esposti pochissime volte.
Due fulcri della mostra sono l’iconico Igloo Senza Titolo realizzato nel 1997. “Essendo così delicato lo abbiamo esposto poche volte - spiega la figlia dell’artista Beatrice Merz -. Lo abbiamo fatto quando abbiamo aperto la Fondazione e la primissima volta alla biennale di Venezia”.
Un cupola cosmica che attraverso le sue foglie d’oro respira la luce reale dell’ambiente e libera riflesso dorato.
Attorno all’opera è stato ricostruito un allestimento di disegni su carta di una mostra fatta a Nîmes da Merz dal titolo Le chat qui traverse le jardin est mon docteue, titolo poi scritto dallo stesso artista su un lungo cartellone, anch’esso allestito in Fondazione per questa mostra.
Altro fulcro è l’imponete opere Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia del 1975. Un’opera non di proprietà della Fondazione, esposta per la prima volta in Europa. Lunga venti metri si compone di quattro tavoli d’acciaio coperti di c’era d’api all’interno della quale sono stati fusi vari oggetti di lavoro, del pittore e ma anche naturali, dai carbonici alle foglie. Esposto a New York e poi al Guggenheim rappresenta quel concetto caro a Merz di natura e cultura che si intrecciano.
Il tavolo in grado di rispondere ai bisogni essenziali diventa anche luogo in cui affondano le radici del mangiare e dell’accoglienza. “L’elemento naturale diventa parte dell’elemento artistico” aggiunge Beatrice Merz. Attorno si trovano opere che dialogano con l’idea e il concetto di foglia che viene ripreso già dall’Igloo del 1997.
Tutto il percorso è attraversato dal concetto di antropologia strutturale di Claude Levy-Strauss legato alla necessità di individuare la natura profonda che si cela dietro ai modelli per arrivare alla base del pensiero umano. La necessità di raggiungere un senso di leggerezza concettuale guardando alla natura e allo scorrere del tempo che è alla base delle opere esposte.
Per info: www.fondazionemerz.org