Attualità | 02 luglio 2024, 07:00

Quando nel ’57 l’Orco superò i quattro metri: quei fenomeni che ciclicamente ritornano, ma ora sono più brevi e intensi

A spiegarlo è Fabio Luino, Società Italiana di Geologia Ambientale: “Paghiamo decenni di pianificazione edilizia sbagliata. Non potendo più far niente sull’urbanizzazione possiamo solo informare le popolazioni sui rischi. Inspiegabile che una famiglia si trovi in un torrente con una bambina di tre mesi”

Quando nel ’57 l’Orco superò i quattro metri: quei fenomeni che ciclicamente ritornano, ma ora sono più brevi e intensi

Quello che è accaduto sabato 29 giugno è un fenomeno “eccezionale”. Ma nella sua eccezionalità resta un fatto ciclico. I geologi lo definiscono “tempo di ritorno”, ovvero quell’arco temporale per cui un evento metereologico impattante si ripresenta su una stessa porzione di territorio. Un tempo che solitamente, per episodi di questo tipo, si aggira tra i 20 e i 30 anni

Si tratta di fenomeni tipicamente estivi che solitamente si abbattono con particolare violenza tra luglio e agosto

La storia si ripete

“Sono fatti del tutto normali. L’unica ‘anormalità, se così vogliamo chiamarla, è che è raro vedere un evento di questo tipo tra fine giugno e inizio luglio. Solitamente o si verificano poco prima, o poco dopo. Però, guardi, ogni anno sono abituato a venire chiamato d’estate per fare questo tipo di interviste”. 

A parlare a Torinoggi.it è Fabio Luino, della Società Italiana di Geologia Ambientale e ricercatore dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica. Ha  studiato e commentato moltissimi episodi alluvionali che si sono verificati nelle vallate piemontesi. L’ultima, in ordine di tempo, quella che ha riguardato Bardonecchia lo scorso 13 agosto, quando una valanga di fango invase con colate di detriti la località sciistica in alta valle Susa. Oppure quello della tempesta Alex, che a ottobre 2020 piegò la Valle Vermenagna, nel cuneese, e la Valle Roja, nella vicina Francia. 


La storia di questi avvenimenti, per un geologo, è determinante per studiare un territorio. Non si può di certo prevedere il giorno e il punto esatto rispetto a come e quando un fenomeno avverso si verificherà, ma si può fare prevenzione per evitare i danni maggiori. Sapendo che la storia, prima o dopo, si ripete. Anche se ogni fenomeno ha una storia a sé.

Quell'alluvione estiva nel 1957

Per trovare un parallelismo simile alla situazione che si è venuta a verificare nei giorni scorsi occorre andare indietro al 15 giugno del 1957. Da metà maggio le piogge e i temporali erano all’ordine del giorno. I fenomeni piovosi andarono ad intensificarsi a partire dall’11 giugno. In quattro giorni si calcolarono 330 mm di acqua a Ceresole Reale e l’Orco vide il suo massimo livello idrometrico a Pont Canavese: qui superò i quattro metri.

A Noasca in 12 ore, l'acqua di due mesi

Restando nello stesso territorio sabato a Noasca, secondo i rilievi dell’Arpa, sono caduti 177 millimetri in sole 12 ore. Praticamente, calcolando che nell’ultimo decennio in Piemonte la media è di 900 millimetri annui, l’acqua di due mesi è scesa in mezza giornata. Aggiungiamo che, come nel 1957, si arriva da un periodo prolungato di precipitazioni, piogge cospicue sono cadute molto a monte (oltre i 3.500 metri di altitudine) dove c’era ancora neve presente, andata a sciogliersi. A questo punto le immagini della cascata che ‘esplode’ sopra il paese in valle Orco, se pur stupiscano, vengono quantomeno spiegate dalla portata del fenomeno.



Quegli episodi estivi nel 1987 e 1986

Episodi estivi di portata simile si sono verificati il 24 luglio in Valle d’Aosta nel 1996, prima della violenta esondazione del 2000, con 17 morti (qui però legato a piogge autunnali). Circa dieci anni prima nel 1987, sul finire di luglio, il maltempo si abbatté con violenza sulla Valtellina con migliaia di sfollati e oltre 50 vittime.

Il problema della pianificazione edilizia

“Con il cambiamento climatico assisteremo sempre di più a fenomeni più brevi e intensi - spiega Luino - I danni continueranno ad esserci perché paghiamo decenni di pianificazione edilizia sbagliata. La portata dell’acqua, nel suo corso, trova ponti sotto dimensionati nei cui pressi sono costruite case. L’acqua uscendo dalle sponde colpisce le abitazioni. Non potendo più far niente sull’urbanizzazione e niente sulle piogge, quello che resta è solamente attuare campagne informative nella popolazione per “salvarsi” in casi di questo tipo. Solo così possiamo evitare di dover contare vittime, come è invece successo questa volta in Svizzera.”

La necessità di informare

"Chi vive in questi territori - sostiene Luino - deve sapere i rischi che corre e come poter trovare riparo. Mi illudo che le molte notizie di alluvioni degli ultimi anni abbiano in qualche modo contribuito a creare un senso di coscienza nelle persone. Certo non mi spiego come una famiglia con una bambina di tre mesi possa essersi ritrovata nel letto dell’Orco, nelle condizioni che abbiamo visto.”

Cirio: "Messa in sicurezza ha limitato i danni"

Il presidente Cirio nelle ultime ore ha plaudito al lavoro dei soccorritori e volontari, oltre ad evidenziare come gli interventi di messa in sicurezza fatti negli ultimi anni abbiano limitato i danni. Sul tema se è bene o meno attuare una pulizia degli alvei fluviali o se, al contrario sia utile favorire il naturale decorso dell’acqua, ci si interroga da sempre.

“Noi siamo sempre stati contrari - afferma Fabio Luino - piuttosto sarebbe meglio allargare gli argini per fare in modo che la natura faccia il suo corso. Al contrario, invece, si continua a strozzare i corsi con costruzioni. Con tutte le conseguenze che abbiamo imparato a conoscere."

Daniele Caponnetto

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Johanna Finocchiaro

Buongiorno, Good morning, Bonjour, Buenos Días, Namasté!
Sono Johanna. Classe 1990, nata a Torino, appassionata di musica, viaggi, lingue straniere e poesia. Già, POESIA.
Scrivo sin dalla tenera età (mi sono innamorata di lei al nostro primo incontro, alle scuole elementari) e leggo, leggo tanto, sempre e ovunque. La mia massima fonte d'ispirazione è la natura e l'arte sua complice: mi conquistano l'immediatezza, la forza comunicativa, la varietà di forme e concetti espressi, la contraddizione.
Viaggiando ho compreso quanto il mondo sia immenso, dinamico ed io piccola. Mi ci sono adattata, pian piano, stravolgendo i piani e spostando i limiti. Oggi, continuo ad essere curiosa. E gioiosa. Mi occupo di divulgazione culturale e ho all'attivo quattro pubblicazioni: Clic (L'Erudita Editore), Ramificare (Eretica Edizioni), Specchi (Scrivere Poesia Edizioni), L'Atto versato (Edizioni Il Cuscino di Stelle). Obiettivo primario: sostenere una cultura consapevole, socialmente impegnata.
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Questa rubrica nasce sotto una buona stella o così mi piace pensare; si propone, con determinazione, di avvicinare il lettore a un genere letterario incompreso quanto testardo: la poesia.
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