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Attualità | 19 giugno 2024, 15:40

Autismo e arrampicata: alla Sasp di corso Tazzoli continua un progetto unico nel suo genere

Coinvolti una ventina di ragazzi con disabilità dai 4 ai 20 anni. Sabato la giornata di formazione per istruttori di altre palestre da tutto il territorio

Autismo e arrampicata: alla Sasp di corso Tazzoli

Autismo e arrampicata: alla Sasp di corso Tazzoli

La palestra di arrampicata Sasp di corso Tazzoli continua per il terzo anno la sua attività sull’autismo e punta a rinnovare il progetto ARRAMPI_CARE, finanziato da Ubi (Unione Buddisti Italiani) e dalla Fondazione Mazzola, anche per il 2024/2025.

Coinvolti giovani tra i 4 e i 20 anni

Coinvolti quest’anno sono stati una ventina di bambini e ragazzi di età compresa tra i 4 e i 20 anni. Il corso, che dura tutto l’anno con lezioni uno a uno con l’istruttore, si conclude con un’uscita outdoor in piccoli gruppi di cinque o sei ragazzi. 

Arrivare a coinvolgere anche gli adulti

Si punta ad arrivare a coinvolgere anche gli adulti. “Siamo partiti dai ragazzi perché la richiesta maggiore arriva da lì e perché vogliamo concentrarci prima su piccoli gruppi per realizzare le linee guida” commenta il gestore della Sasp, Lorenzo Bertoldi

A partecipare sono ragazzi da tutta Torino e da città del circondario, come Collegno e Grugliasco. “Il riscontro sul quartiere è più complicato - spiega Ludovico Zamara, psicologo che dal 2019 porta avanti il progetto - Sarebbe più facile se ci fosse un’associazione più vicina sul territorio”. 

Il progetto - continua Zamara - offre la possibilità di fare un’attività senza una spesa onerosa”.

Durata e costi

Il costo infatti è di 8 euro a lezione a famiglia per un periodo continuativo di 30 lezioni, per un totale circa di 240 euro. 

Abbiamo esempi di ragazzi che non avrebbero potuto partecipare diversamente, abbiamo abbattuto questo scoglio economico importante”. Nella pratica la lezione non si discosta dalla sua versione standard. 

Cerchiamo di fare le stesse cose degli altri bambini, ovviamente a seconda delle capacità di base di ognuno. È un’attività ricreativa e di sport che non ha il taglio riabilitativo, questo è un luogo di svago e di piacere. Spesso purtroppo le famiglie hanno tanti impegni settimanali per delle attività utilissime, ma che creano un sovraccarico”.

Il progetto di ricerca legato al Cnr

E i risultati? L’altra faccia del progetto è quella di ricerca legato al CNR (Consiglio Nazionale di Ricerca) con cui si misurano i risultati.

Attraverso delle prove misuriamo qual è la percentuale di riuscita del percorso, in quattro momenti durante il corso dell’anno. Da un lato c’è la misura in modo tangibile del miglioramento motorio, dall’altra la ricerca di tipo qualitativo. Siamo alla quarta e ultima valutazione. Abbiamo notato che c’è un miglioramento globale sulle prove fisiche, mentre dal punto di vista della qualità, legata alla relazione e alla comunicazione ad esempio, abbiamo dati contrastanti. Alcuni hanno un miglioramento molto netto, altri molto statico. Dipende da vari fattori emotivi e biologici. I risultati sono comunque buoni, vorremo migliorare sull’aspetto della comunicazione”.

La formazione 

La ricerca in futuro sarà quindi sul trovare nuovi strumenti che facilitano l’arrampicata. Obiettivo finale del progetto sarà infatti realizzare delle vere e proprie linee guida per consentire agli istruttori di capire come agire in determinate situazioni.

“Abbiamo ideato, ad esempio, un segnale di battere la mano sulla parete per far capire che si vuole scendere, ecco l’idea è di trovare queste skill per riuscire a comunicare meglio con i ragazzi”.

Gli istruttori coinvolti nel progetto hanno una formazione sia sull’arrampicata sia sull’autismo e sulla disabilità. “Questo per avere le competenze di base per sapere come comportarsi nei momenti di crisi eventuale”. 

A tal proposito sabato 22 giugno ci sarà la giornata di formazione gratuita cui hanno aderito una quindicina di palestre esterne del territorio.

Chiara Gallo

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