Cultura e spettacoli - 12 giugno 2024, 08:05

Dalle Olimpiadi alla morte nel Mediterraneo, la storia dell'atleta somala Samia Yusuf Omar nel docu-film "Non dirmi che hai paura"

Realizzato dalla società torinese Indyca con il sostegno di Film Commission sarà presentato al 23° Tribeca Festival

“Non dirmi che hai paura” è il film prodotto dalla società torinese Indyca e realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte che avrà la sua première internazionale al 23° Tribeca Film Festival, unico titolo italiano in concorso alla kermesse ideata da Robert De Niro, nella sezione International Narrative Competition. "Non è dato sapere se De Niro lo abbia visto ma lo ha citato in una intervista alla CBS" hanno spiegato i produttori durante l'incontro con la stampa a Torino. 

“Non dirmi che hai paura”, tratto dall’omonimo bestseller di Giuseppe Catozzella, porta sul grande schermo la storia vera della giovane velocista somala Samia Yusuf Omar, che sfidò i tabù del fondamentalismo islamico correndo per le strade di Mogadiscio in una società in cui alle donne non è consentito correre. La giovane donna riuscì a partecipare alle Olimpiadi estive del 2008 a Pechino, diventando un simbolo globale nella lotta per la libertà e i diritti delle donne. Al ritorno da Pechino per Samia l'unico modo per continuare a correre è lasciare la Somalia, intraprendendo il viaggio verso l'Europa con il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012.

Il biopic, che ha avuto una gestazione di ben 10 anni, diretto dalla regista turco-tedesca Yasemin Şamdereli, in collaborazione con la torinese Deka Mohamed Osman è dedicato alla storia vera dell’atleta Samia Yusuf Omar, interpretata dall'attrice Ilham Mohamed Osman.

"In questi anni si è sviluppato un rapporto di totale fiducia con Yasemin Sandereli perché ero le sue orecchie e la sua bocca, per comunicare a volte con attori che non la capivano e io ho cercato di fare da anello di congiunzione" racconta Osman che è stata anche la chiave d’accesso per dare al film una base di autenticità: la cultura, le tradizioni, la lingua, i modi di dire, tanti dettagli che messi tutti insieme fanno la differenza.

Le riprese sono avvenuta tra il Kenya, Berlino, la Puglia e anche Torino. Qui abbiamo girato due scene fondamentali: la scena finale nella piscina di Leinì (Quadri Sport Center), con un mese e mezzo di lavoro quasi quotidiano con gli attori e istruttori di sub per poi girare due giorni e la  ricreazione del comitato olimpico somalo presso lo Sporting Dora.  

Ad oggi la famiglia di Samia ancora non ha visto il film. La mamma dell'atleta vive in Somalia, mentre le sorelle in vari posti al mondo. Indyca è riuscita, con grandi difficoltà burocratiche, a far venire la mamma e le due sorelle in Italia per ritirare un premio che la Better World Foundation aveva assegnato a Samia: in quell'occasione la famiglia ha potuto vedere il teaser del film. "All’inizio la famiglia non si fidava della produzione, poi la situazione è gradatamente migliorata anche e soprattutto grazie al ruolo di mediazione svolto da Deka. Per rispetto Indyca ha deciso che devolverà parte del ricavato del film alla famiglia".