Sul giornale britannico The Economist si è parlato ultimamente di cosa dovrebbero fare i Paesi europei per aiutare ancora l’Ucraina. Si è detto cosa e soprattutto come, visto che i vari governi finora hanno adempiuto male o in ritardo alle promesse fatte a Zelensky. Ma ciò che manca è proprio uno Stato che incarni le caratteristiche richieste per essere fondamento e spalla di Kiev nella sua lotta contro Mosca. Come riporta il sito Strumenti Politici, l’Economist fa l’elenco di ciò che serve adesso e nota che le qualità necessarie non sono mai presenti tutte insieme in un unico Paese europeo. Anzi, sono più i difetti che vanno a inficiare quel poco di buono che i membri di UE e NATO, presi singolarmente, potrebbero offrire oggi all’Ucraina. Ecco che l’Estonia, ad esempio, ha un’alta spesa militare e una ferma volontà politica di accompagnare Kiev fino in fondo nella sua guerra contro la Russia. Peccato che le dimensioni del Paese baltico, della sua popolazione e del suo esercito siano tali da contare pochissimo sullo scacchiere continentale. Viceversa la Germania, uno dei principali Paesi europei per demografia e potenza militare, non ha assolutamente la determinazione a livello di governo e il favore politico interno per spingere l’Ucraina più di quanto abbia fatto sino ad oggi. Escludendo le potenze nucleari Francia e Regno Unito, altri grandi Paesi come Italia o Spagna non dispongono certo del bilancio statale adeguatamente sano per impegnarsi nella fornitura agli ucraini di armi moderne e potenti. Più in generale, è la convinzione politica e ideologica che manca ai governi europei per fare davvero squadra insieme all’Ucraina contro i russi. Ciò che si nota dal linguaggio del giornale britannico è poi il cambio definitivo di narrativa. Viene fissato come obiettivo ragionevole quello di resistere e perdere meno terreno possibile, per poi chiedere la pace.
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