In piazza Savoia, all'incrocio tra via Corte d'Appello, via del Carmine e via della Consolata, nel cuore del quadrilatero romano, uno dei centri pulsanti della movida torinese, svetta un maestoso obelisco.
A causa dello spazio non troppo ampio da cui è circondato, tende ad essere osservato solo fugacemente attraverso un rapido transito in automobile, ma meriterebbe maggiore attenzione.
Costituito da granito di Baveno e con una stele alta 21 metri, esso venne edificato nel 1853 con uno scopo ben preciso, ossia, su proposta della "Gazzetta del popolo" (cui si aggiunsero, poi, tutti i giornali liberali piemontesi), celebrare la promulgazione delle leggi Siccardi, avvenuta tre anni prima, tra l'aprile e il giugno del 1850. Su uno dei suoi lati, si può scorgere il motto "La legge è uguale per tutti", ivi inciso a rimarcare l'impatto e la risonanza di questo evento. Tali leggi, infatti, redatte dal senatore conte piemontese Giuseppe Siccardi, Ministro di grazia e giustizia e affari ecclesiastici del Regno di Sardegna, possono essere considerate "anticlericali", perché avevano lo scopo di abolire i privilegi del clero. Tre, in particolare: il foro ecclesiastico, ossia un tribunale distinto che sottraeva alla giustizia laica gli appartenenti alla chiesa, il diritto di asilo, ovvero l'impunità giuridica per coloro i quali trovavano rifugio nelle chiese, e la manomorta, cioè l'impossibilità di vendita dei beni ecclesiastici.
Eretto su progetto del pittore Luigi Quarenghi, sulle sue superfici presenta anche l'incisione di tutti gli 800 comuni che accolsero positivamente l'opera, partecipando economicamente alla sua costruzione.
Inizialmente, l'obelisco avrebbe dovuto essere collocato in piazza Carignano, ma poi si optó per piazza Savoia a causa della sua vicinanza al Santuario della Consolata e al palazzo Barolo, accentuando ulteriormente il suo significato anticlericale.
Ciò che rende questa costruzione ancor più affascinante, è ciò che, pare, sia custodita al suo interno: una scatola del tempo, cioè un contenitore di oggetti destinati ad essere ritrovati in un'epoca futura. Al suo interno sarebbero contenuti i numeri 141 e 142 della Gazzetta del popolo (recanti gli articoli riguardanti la costruzione dello stesso obelisco), poi alcune monete preziose, un chilo di riso, una copia della legge Siccardi, una bottiglia di Barbera e dei grissini torinesi, tutto voluto dal Municipio di Torino.
Resistito indenne ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, l'obelisco di piazza Savoia merita dunque di essere osservato con maggiore partecipazione, per la sua innegabile bellezza e per il significato e la storia che porta con sé.