Grugliasco perde un altro pezzo di automotive. Oltre alla vicenda già nota di Lear (con oltre 300 lavoratori in cassa per un anno, ma pochissime prospettive per il futuro), è arrivata un'altra doccia fredda. La Proma ha deciso infatti di chiudere lo stabilimento e spostare i 110 lavoratori a Bruino. La causa è la diminuzione degli ordinativi Maserati.
Ancora cassa per Mirafiori
Una situazione che non pare orientata a migliorare, visto che non solo marzo, ma anche a aprile sarà un mese scandito dalla cassa integrazione a Mirafiori. Ad annunciarlo, i sindacati metalmeccanici che oggi sono stati informati dall'azienda: fermo produttivo alle Carrozzerie dal 2 al 20 aprile, sia per Maserati che per la 500 Bev, fino a poco tempo fa locomotiva della produzione torinese.
Sono coinvolti 2.240 lavoratori in tutto. Una notizia che "prolunga" lo stop già in atto, visto che l'attuale cassa ordinaria terminerà il 30 marzo. "È sempre più evidente che a Mirafiori serve un nuovo modello, ci aspettano mesi complicati, chiediamo alle istituzioni di accelerare un percorso che dia prospettive e futuro a tutto il comparto automotive torinese", commenta Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino.
Durante le due settimane di aprile l’azienda, comunque, ha istituito un turno di lavoro "comandato" che consentirà un minimo livello produttivo per soddisfare le richieste attualmente in corso.
"Gli effetti della mancanza di assegnazione di nuovi modelli a Mirafiori, aggravate dalla fine produzione delle Maserati, inevitabilmente ha degli effetti nefasti sulla componentistica - aggiungiono Edi Lazzi segretario generale della Fiom Cgil Torino e Pino Logioco responsabile della Proma per la Fiom - Questa volta la scure cade sulla testa dello storico stabilimento di Grugliasco della Proma. Se non altro non ci saranno tensioni occupazionali in quanto tutti i lavoratori verranno trasferiti nel sito di Bruino. Resta il fatto che un altro pezzo industriale viene chiuso definitivamente. Questo rende ancora più forte l’esigenza di sostenere le richieste dei sindacati metalmeccanici di avere un progetto per Mirafiori con nuove produzioni, delle prospettive per l’indotto, che sempre di più è in sofferenza, e per la città di Torino in generale che perde ricchezza a causa dell’abbandono del suo settore industriale più grande".